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Sbloccati 20-30 miliardi per le imprese

Vittorio Grilli

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Quattro decreti ministeriali e un accordo tra le rappresentanze d'impresa e le banche per rendere «ancora più efficiente» l'insieme degli strumenti. È in questo modo che il governo intende sciogliere il nodo del debito accumulato dalla pubblica amministrazione verso le imprese. L'obiettivo è fornire liquidità alle aziende mediante il supporto del sistema bancario o attraverso compensazioni di crediti e debiti nei confronti delle amministrazioni pubbliche. «Vogliamo dare carburante alle nostre imprese che affrontano con determinazione la crisi» ha spiegato il premier Monti. Ecco come si articolano: due decreti riguardano la certificazione dei crediti scaduti nei confronti rispettivamente delle Amministrazioni centrali (inclusi gli enti pubblici nazionali) e uno per le Regioni e enti locali, inclusi gli enti del Servizio Sanitario Nazionale. Mentre il primo è immediatamente operativo, l'altro ha bisogno del parere della Conferenza Stato-Regioni. Un terzo decreto («decreto compensazioni») riguarda le compensazioni dovute a seguito di iscrizione a ruolo; un quarto infine riguarda il Fondo Centrale di Garanzia, che prevede agevolazioni per le imprese creditrici della Pubblica amministrazione, in attuazione della legge «salva Italia». L'ammontare dei debito della Pa non si sa con certezza. Nemmeno il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli, ha saputo fornire una cifra, perché, si è giustificato, «sappiamo che la gran parte di questi debiti è a livello locale». C'è una stima di Confindustria, ha detto, di circa «70 miliardi». I decreti serviranno a sbloccare 20-30 miliardi per quest'anno, ha spiegato Monti. Il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari, ha detto che le banche «mettono a disposizione 20 miliardi per far ripartire l'economia e altri 10 miliardi per favorire gli investimenti delle pmi». «È giunto il momento di sistemare la liquidità delle imprese», soprattutto di quelle che «non abbassano la testa di fronte alla crisi» e quindi hanno bisogno di liquidità, «di un carburante capace di riaccendere il motore della produttività». La crescita, spiega il premier, è «rimodellazione dell'economia, non un'operazione idraulica» come in passato quando si immetteva liquidità «è venivano fuori le cattedrali nel deserto». L'obiettivo, assicura il premier è di «recepire la direttiva europea sui ritardati pagamenti entro fine anno», in anticipo quindi rispetto ai tempi previsti per marzo 2013. Monti sottolinea che si è tenuto conto delle proposte emerse in Parlamento, «in particolare quella di Angelino Alfano per la compensazione dei debiti e crediti delle imprese». Presentando i decreti Monti ha ribadito che sarà necessaria un'altra manovra correttiva, smentendo così quello che dice l'Ocse nel suo rapporto. «Non vedo all'orizzonte, né ho intenzione di procedere, a una nuova manovra per perfezionare un obiettivo di finanza pubblica per cui l'Europa ci sta elogiando e non solo l'Europa». Non solo. Il premier sottolinea che «con i provvedimenti già presi, la prospettiva è di un leggero avanzo strutturale nel 2013 e siamo, se non il primo, tra i primissimi Paesi a conseguire questo avanzo; prima di Paesi che hanno una tradizione di rigore finanziario molto maggiore». Poi precisa che lo studio dell'Ocse va letto nel senso che «conferma la prospettiva di pareggio strutturale dei conti italiani» e che «se la congiuntura sarà peggiore potrebbe nominalmente essere necessaria una nuova manovra». E comunque l'istituto «conforta l'Italia per la valutazione del complesso delle operazioni di politica economica». Monti in serata ha ricevuto una delegazione dell'Anci sui temi dell'Imu, il patto di stabilità e il federalismo demaniale.

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