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Melissa: il suo dolce sorriso non morirà

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Le compagne: «Scherzava, poi quel botto spaventoso e il sangue»

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o.Mentre scendeva dall'autobus e scherzava con le amiche prima di entrare a scuola. Sorrideva anche mentre camminava sul marciapiede e andava come ogni mattina verso il cancello della «Morvillo-Falcone». Sorrideva anche quando è stata colpita. Era appena arrivata a Brindisi da Mesagne dove viveva coi genitori. I dieci chilometri che la separavano dall'Istituto «Morvillo-Falcone» li percorreva pensando ai primi amori dei suoi 16 anni, al fidanzatino Mario, al suo sogno di lavorare nella moda, alla giornata di scuola che stava per iniziare. L'esplosione non potrà cancellare il suo ricordo. Anche nella mente di chi è arrivato a scuola solo cinque minuti dopo le 7.50. «Sono arrivata a scuola subito dopo - racconta in lacrime una compagna di classe - L'avevo vista soltanto ieri mattina. Ho tanti ricordi con lei. Sono arrivata lì davanti e ho visto una scena agghiacciante. Mi hanno detto che le mie amiche erano state portate in ospedale. Melissa era dolce e simpatica. Stava sempre a ridere e scherzare». C'è chi parla degli angeli custodi che hanno protetto le sopravvissute. Come quell'amica di Melissa che alle 7.50 si era allontanata di qualche metro dal piazzale della scuola. «Ero appena entrata al bar di fronte - racconta - Ora non sappiamo se torneremo a scuola. Senza Melissa mancherà un pezzo fondamentale della classe». O come quella che ne parla ancora al presente. «È una persona speciale - racconta - È la mia migliore amica e io le voglio bene. Mi hanno raccontato che stavano entrando a scuola e hanno sentito un forte botto da dietro. Io l'ho vista quando era già stesa a terra. La conosco da sei anni. Negli ultimi tempi ci eravamo un po' separate perché c'erano stati alcuni litigi tra noi. Ma non riesco a parlarne al passato. Le ultime immagini che ho di lei sono il suo sorriso che non la lascia mai. Io le voglio bene ancora». Tutte quante si sono incontrate ieri pomeriggio davanti alla casa di Mesagne, in via Torre, dove Melissa viveva con il papà Massimo Bassi, piastrellista, e la mamma casalinga Rita Muri. Quei dieci chilometri che separano Mesagne da Brindisi li hanno percorsi anche loro. Poco dopo l'esplosione e non per andare a scuola ma direttamente all'obitorio. Per la triste incombenza del riconoscimento. Poi altri dieci chilometri per tornare a casa. Dove papà Massimo e mamma Rita si sono chiusi nel loro dolore straziante. Melissa era figlia unica e ora lascia una voragine incolmabile. Nella sua casa. Nella sua cameretta. Nel cuore di tutti quelli che la conoscevano. Lascia un vuoto incolmabile perfino su Facebook. Dove per tutto il pomeriggio si sono rincorsi i commenti, i post e le faccine attorno alle foto di Melissa ancora visibili. Sul social network l'abbiamo vista seduta nel suo banco o all'aria aperta: sono le due immagini che la rete condivide in migliaia di post e in centinaia di nuove pagine a lei dedicate, perché Melissa Bassi, per il popolo della rete, oggi è «l'angelo volato via», la «piccola stellina che oggi brilla in cielo», a cui Internet chiede «scusa». Internet piange quel «viso dolcissimo», «acqua e sapone». E piange una ragazza di 16 anni ricordandola con un triste rituale che riporta migliaia e migliaia di commenti. Il profilo di Melissa è chiuso. Possono vederlo solo quelli che lei ha scelto come «amici». Ma le uniche tre foto pubbliche sono inondate di condivisioni. Alle classiche «faccine tristi» si sono aggiunti, nel corso di tutta la giornata, cuoricini, «rip» (riposa in pace) e frasi di dolore misto a rabbia. La rete l'ha adottata. È per tutti la «bambina uccisa da vermi», la «vita stroncata dalle bestie» o, come ha postato un utente americano, «killed by mafia». Con quel sorriso che nemmeno l'esplosione è riuscito a cancellare.

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