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La Grecia nel caos. Se esce dall'Euro rischia anche l'Italia

Caos in Grecia

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La Grecia fa un altro passo verso il baratro. Stretta fra le minacce tedesche – il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha detto chiaramente che l'Euro può anche fare a meno di Atene – e la necessità di rimettere in sesto una situazione economica disastrosa, ieri ha anche fallito l'ultima possibilità di formare un nuovo governo. La fotografia uscita dal voto di domenica scorsa è quella di una politica sfilacciata, con i partiti costretti a immaginare alleanze improbabili. E ieri anche il socialista Evangelos Venizelos si è dovuto arrendere: non è riuscito a convincere il leader della Coalizione delle Sinistre (Syriza, radicale), Alexis Tsipras a far parte di un governo di unità nazionale con il Pasok e Nea Dimocratia. Al termine dell'incontro - che è durato esattamente un'ora e cinque minuti (un tempo record rispetto a tutti precedenti) - Tsipras ha detto di non poter «partecipare a un governo che è stato condannato dal popolo greco. Il nostro rifiuto si basa sul fatto che ci chiedono di partecipare a un esecutivo che metterà in atto le rigide misure previste dal Memorandum mentre l'indicazione del popolo scaturita dalle urne è contro il Memorandum». Amareggiato il leader socialista: «Questa è l'ora della verità – ha commentato – È stato impossibile raggiungere un accordo con Tsipras e domani rimetterò il mio mandato esplorativo nelle mani del presidente della Repubblica». Il rifiuto di Alexis Tsipras ha riportato tutto alla non facile situazione di partenza: Nd e il Pasok da soli hanno 249 seggi, due in meno della maggioranza assoluta necessaria in Parlamento; tutti gli altri partiti si sono detti più o meno favorevoli alla permanenza nell'Eurozona (eccetto i comunisti del Kke) ma contrari all'applicazione del piano di salvataggio senza (almeno) un'ampia rinegoziazione che Bruxelles ha di fatto già escluso. L'unica speranza ora è che si riesca a trovare un accordo in extremis nella prossima riunione dei leader dei partiti che, secondo la Costituzione, deve essere convocata dal capo dello Stato. Forse già lunedì mattina. Da ieri sera, infatti, l'unica possibilità di formare un governo di coalizione o di unione nazionale è nelle mani del Presidente, Karolos Papoulias. Altrimenti l'unica via di uscita per il popolo greco sarà quella di andare nuovamente al voto a giugno. Con tutto il carico di incertezze e difficoltà che una situazione del genere comporta. E inevitabilmente la già scarsa fiducia dei mercati verso Atene precipiterà. La possibilità che la Grecia esca dall'euro, però, sta già monopolizzando le discussioni tra i banchieri centrali europei. I quali non considerano più questa ipotesi una possibilità remota. Però, avvertono, i rischi per l'Eurozona sono altissimi. Per Jansson, vice-governatore della Riksbank, la banca centrale svedese, spiega che un'uscita di Atene sarà molto pericolosa: «Sarei molto attento a ipotizzare che si tratti di un processo indolore senza conseguenze». Ma la Germania sembra non essere spaventata di una eventuale uscita di Atene dalla moneta unica: «Noi vogliamo che la Grecia resti nella zona euro – ha dichiarato il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble – Ma lo deve volere anche Atene e rispettare i suoi impegni. Non possiamo forzare nessuno». Sottolineando che l'Europa «non affonderà così facilmente» se la Grecia dovesse uscire dall'euro. E il suo collega agli esteri, Guido Westervelle, ha rincarato la dose: senza riforme Atene non avrà più soldi. Ma un addio della Grecia avrà ripercussioni pesanti su tutti i Paesi. Per l'agenzia di rating Fitch potrebbero finire sotto pressione con rischio di downgrade Italia, Francia, Spagna, Cipro, Irlanda, Portogallo, Slovenia e Belgio. «Il risultato incerto delle elezioni parlamentari del 6 maggio e la conseguenza impossibilità a formare un governo di coalizione rendono probabile un nuovo ricorso alle urne in giugno - si legge nel rapporto di Fitch - L'elezione o la formazione di un governo greco non disposto o non in grado di rispettare i termini dell'accordo sottoscritto con la Ue e con l'Fmi aumenterebbe il rischio di una fuoriuscita della Grecia. Se si dovessero rendere necessarie, le nuove elezioni diventerebbero dunque un evento di importanza cruciale sia per la Grecia che per il resto dell'Eurozona». Un «avviso» che arriva proprio il giorno in cui la commissione Ue prevede che l'Italia raggiungerà l'obiettivo del pareggio «strutturale» di bilancio nel 2013 senza la necessità di ricorrere a nuove manovre correttive. Però, avverte, la disoccupazione continuerà a crescere e l'aumento del Pil si attesterà solo allo 0,4% dopo aver registrato, quest'anno, una flessione dell'1,4%. Per l'Europa «la ripresa è in vista, ma la situazione resta fragile», ha sottolineato il commissario Ue per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, presentando il nuovo scenario e lanciando l'ennesimo avvertimento: «Senza ulteriori azioni determinate, la crescita resterà bassa».

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