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La procura di Roma: arrestate Lusi: "Ha saccheggiato il partito"

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Luigi Lusi in una foto del 2008 presa dal suo sito

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Il «capo» di un «clan». Il «promotore del sodalizio» che - iniziando ad operare nel 1997 e andando avanti fino all'anno scorso - ha messo in atto, negli anni, «un vero e proprio saccheggio a fini privati delle classe del partito». Per il Gip di Roma Simonetta D'Alessandro ecco chi è Luigi Lusi. Ed ecco perché il senatore ex Pd deve andare in carcere. L'accusa per cui la procura capitolina ha chiesto al Senato l'autorizzazione all'arresto è associazione per delinquere. Per la stessa ipotesi di reato sono finiti, invece, agli arresti domiciliari la moglie del senatore, Giovanna Petricone, e i commercialisti Mario Montecchia e Giovanni Sebastio. Per i magistrati e i militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza non ci sono dubbi: l'ex tesoriere della Margherita e il suo più stretto entourage erano al lavoro da tempo: «Si associavano tra loro - scrive il Gip nell'ordinanza - al fine di commettere un numero indeterminato di delitti di appropriazione indebita, riciclaggio, fraudolenta intestazione di valori ed altri illeciti strumentali, finalizzati a realizzare una serie indeterminata e sistematica di sottrazione di risorse dai conti dell'associazione "Democrazia e Libertà - La Margherita", di cui il Lusi era tesoriere, per poi destinare tali risorse ad impieghi privati». La misura cautelare è stata chiesta per scongiurare ogni pericolo di fuga: «L'ingente provvista accumulata in Canada e l'origine italo-canadese della moglie, che ha mantenuto oltreoceano solidi legami familiari, rappresentano fatti di estremo rilievo ai fini di assicurare che Lusi non si sottragga alla conseguenze dei gravi reati commessi», precisano gli inquirenti. Di più. L'ex tesoriere fa l'en plein: per lui - secondo il Gip - sussistono anche il pericolo di inquinamento delle prove e quello di reiterazione del reato. Ali occhi di chi indaga, infatti, avrebbe agito in un contesto fatto di ripetute reticenze, di menzogne e di messaggi allusivi lanciati all'esterno. I pm non hanno gradito le dichiarazioni "rubate" a Lusi dai giornalisti di Annozero: il senatore - scrive il Gip di Roma - ha fatto dichiarazioni pubbliche in cui riferiva il contenuto di atti processuali in termini «artatamente distorti, accompagnando le affermazioni con allusioni a responsabilità altrui rimaste poi senza alcun seguito», con finalità «inquinanti». Lusi, poi, è detto nella richiesta, non ha mai fatto una confessione, (cosa che invece è sostenuta dai legali dell'ex tesoriere), ma si è limitato ad ammettere circostanze già accertate dagli inquirenti: ossia l'appropriazione di circa 12,6 milioni di euro (primo interrogatorio) e di altri 8 nel secondo confronto. L'appropriazione indebita sarebbe servita a Lusi per fare carriera. È la stessa moglie dell'ex tesoriere a spiegarlo ai magistrati: «Nel 2006 Luigi diventò senatore - racconta - voleva investire in immobili per alimentare il futuro della sua carriera politica e mi espresse la sua preoccupazione per il futuro del partito... Mi disse che il suo progetto era quello di gestire i fondi della Margherita in modo del tutto autonomo. Se la sua carriera fosse finita, il patrimonio sarebbe rimasto alla nostra famiglia». Per chi indaga anche i due commercialisti non si limitano ad essere dei comprimari nell'attività di «spoliazione preordinata del patrimonio» della Margherita: «I due professionisti hanno rivestito un ruolo attivo e determinante nell'intera operazione predatoria - scrive il Gip - ruolo che non si è limitato alla pur essenziale falsificazione della contabilità, ma che si è esteso a un generale suppoorto nelle attività collaterali necessarie a Lusi per portare a termine il suo articolato e pianificato programma delittuoso». Adesso spetterà alla Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama - che ha ricevuto ieri sera tutta la documentazione - prendere una decisione. Lusi, intanto, dice la sua: «È un provvedimento giuridico abnorme - commenta - Alcune affermazioni non sono nemmeno riscontrate, come i poteri del Comitato di tesoreria e dei revisori dei conti della Margherita. Prendono per buone sommarie informazioni di Enzo Bianco (il presidente dell'Assemblea federale del partito, ndr)», accusa. «In sostanza - spiega l'ex tesoriere della Margherita - nessun fatto nuovo, ma la qualificazione giuridica contenente il reato associativo. Per mia moglie la misura chiesta è per... pericolo di fuga... Nessun altra ragione». «Sconcertati» si dicono, invece, i suoi avvocati. «Dalle motivazioni sembra che per il cittadino Luigi Lusi le regole siano state capovolte: quelli che rappresentano sacrosanti diritti di difesa vengono trasformati in esigenze cautelari tali da privarlo della libertà personale», spiegano i legali Luca Petrucci e Renato Archidiacono, annunciando che le motivazioni del gip per la richiesta di arresto del senatore ed il provvedimento di arresti domiciliari per la moglie del parlamentare saranno impugnate già nelle prossime ore. Nel frattempo, la palla passa ai partiti.

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