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«Le Maserati non sono frutto di appalti»

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Passera dalla parte dell'azienda: attenti a non destabilizzarla, è il nostro gioiello

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Nonusa mezzi termini il presidente e ad di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, da giorni nel mirino per la vicenda delle presunte tangenti pagate dalla holding della Difesa su cui indaga la procura di Napoli, nello smentire la notizia che sei Maserati sarebbero state il prezzo illecito di appalti. E analoga smentita da parte di un «esterrefatto» Orsi - che parla di «attacchi gratuiti» che «creano danni» a Finmeccanica - riguarda i lavori di ristrutturazione nella casa della moglie realizzati, spiega, «da una ditta locale». Alla base delle accuse nei confronti di Orsi - indagato per corruzione internazionale e riciclaggio - ci sono le dichiarazioni di Lorenzo Borgogni. L'ex responsabile della relazioni esterne di Finmeccanica avrebbe tra l'altro parlato di mazzette versate anche a Comunione e Liberazione (che parla di «incredibile accusa», mentre Orsi su questo punto non dice nulla) e delle sei automobili Maserati, che si sospetta possano essere state acquistate con gli stessi fondi utilizzati per pagare le tangenti. I pm stanno facendo accertamenti per riscontrare queste circostanze, così come sui lavori di ristrutturazione di una villa a Moneglia, in Liguria, intestata alla moglie di Orsi, che potrebbero essere stati effettuati da società assegnatarie di appalti gestiti da Agusta (azienda del gruppo Finmeccanica) nel settore delle opere civili. Orsi affida la sua difesa ad una nota. «È assolutamente falso - scrive - che le sei vetture Maserati siano "frutto di appalti" e che tali auto siano state "ottenute dai proprietari di aziende" che lavorano o hanno lavorato con AgustaWestland. La vicenda - ricostruisce Orsi - si è svolta nei seguenti termini: a seguito della sottoscrizione, da parte del gruppo Fiat, di un contratto per l'acquisto di un elicottero AgustaWestland (AW139) in sostituzione di un elicottero francese, AgustaWestland ha acquistato sei autovetture Maserati Quattroporte dal gruppo Fiat, al fine di svolgere compiti di rappresentanza con auto italiane in sostituzione di auto straniere. Nel giugno del 2008, con atto notarile, AgustaWestland ha venduto tre delle sei autovetture alla Service Car srl, società che svolge il servizio di trasporti per la stessa AgustaWestland e che, pertanto, ha tra i suoi dipendenti anche gli autisti che accompagnano l'amministratore delegato e altri manager e ospiti del gruppo. La Service Car srl è una società costituita nel 1999, da alcuni ex autisti dipendenti di AgustaWestland. Le rimanenti tre autovetture sono, invece, di proprietà di due controllate di AgustaWestland: Agusta Westland Corporation (una vettura) e Agusta Westland Ltd (due vetture)». «È falso», aggiunge poi Orsi, che i lavori «nell'abitazione della mia famiglia in Liguria siano stati effettuati da aziende fornitrici di AgustaWestland. I lavori sono stati affidati ad un'azienda locale che non ha mai avuto rapporti di alcun genere con AgustaWestland». Il presidente e ad si dice infine «esterrefatto per il modo in cui la mia credibilità personale e professionale venga messa in discussione con tanta superficialità da semplici dichiarazioni 'per sentito dirè, totalmente infondate. Questi attacchi gratuiti generano danni a Finmeccanica e sconcerto tra i suoi 70 mila dipendenti». Insomma, da una parte l'ad Giuseppe Orsi difende la sua «credibilità personale» dicendosi «esterrefatto» per la «superficialità» delle accuse. Dall'altra Roberto Maroni, che promette querele nei confronti di chiunque «associ la Lega a questioni di tangenti», e Comunione e Liberazione, che pure si difende dalla «incredibile accusa di tangenti». In mezzo il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che cerca in tutti i modi di difendere la grande azienda, il «gioiello» high tech dell'industria di stato italiana, dalle inevitabili ripercussioni dello scandalo tangenti sul valore del Gruppo di piazza Monte Grappa. Il ciclone tangenti che sta travolgendo il vertice di Finmeccanica provoca una dura reazione di chi, tra le forze politiche, viene chiamato in causa dalle inchieste della magistratura. Soprattutto sta mettendo in seria difficoltà un gruppo che occupa 70 mila addetti ed ha commesse in ogni parte del mondo. «È un'azienda importantissima» avverte il ministro dello Sviluppo ricordando come il Gruppo stia peraltro «attraversando un periodo complicato di ristrutturazione e rilancio». Insomma, un avviso di garanzia non è di per sé «una buona ragione per destabilizzare un'azienda» è il ragionamento di Corrado Passera in una giornata in cui il titolo del Gruppo arriva a perdere in Borsa il 5%. Di certo, assicura ancora il ministro, il governo seguirà gli sviluppi delle inchieste ma intanto il Pd chiede, subito, di ripensare al piano industriale. Un «timeout» per fare le opportune verifiche su un progetto messo a punto da un vertice sotto inchiesta e avallato da un altro governo. «Non si può fare finta di niente», avverte il deputato Pd Michele Meta.

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