Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Bersani apre alle primarie: «Il leader lo sceglie la gente»

default_image

  • a
  • a
  • a

PierLuigi Bersani ieri mattina intervistato a «Radio Anch'io» di carne al fuoco ne mette tanta. Iniziando dal fastidio per le critiche di Romano Prodi sulla proposta di legge elettorale. «No, nessun panico – spiega – Prodi è un amico e, anche se non risulta sui giornali, sta facendo un'attività per noi assolutamente gratificante a livello internazionale, a volte dà buoni consigli, altre critica. È un amico». Poi parla delle prospettive di una larga coalizione anche per le prossime elezioni: «ABC è un atto di responsabilità. Non credo assolutamente che ci sia una prospettiva politica. La distinzione tra tecnici e politici è priva di fondamento, la caratura tecnica, se si andrà ad un confronto tra partiti, non sarà un problema. Ora di anomalo c'è una maggioranza politica, che è spuria, e deve trovare un punto di equilibrio che non sempre produce soluzioni incisive». Già ma chi sarà il candidato premier nel Pd. Bersani, anche se non lo dice chiaramente, apre all'ipotesi di primarie: «Per statuto è il segretario del partito. Ma non voglio essere candidato dal notaio. Io non sarò un leader carismatico, voglio che il candidato sia scelto dalle persone». Poi una frecciata a Beppe Grillo: «Il Movimento 5 Stelle non pensi di aver inventato l'acqua calda. È da quando sono nato che faccio collette per il mio partito». Qualche critica arriva anche al governo per la nuova Imu: «Non credo che Monti faccia scelte a cuor leggero, certo il carico è un po' pesante e la proposta del Pd era un po' diversa: alleggerire l'Imu con un'imposta personale sui grandi patrimoni o una tassa una tantum sui patrimoni scudati». E in serata è tornato ad attaccare le banche partecipando alla Camera ad un forum dei progressisti: «In una crisi come questa devi dare salario, non carte di credito per indebitarti. Il "sovradebito" dovuto alla crisi finanziaria che si è ripercosso sul bilancio pubblico non può essere scaricato tutto sul lavoro e sul welfare: un po' lo deve pagare anche la finanza.La piazza di Londra ci rimette qualcosa? Può darsi, ma quando l'altro giorno abbiamo fatto l'accordo con il Marocco sulle arance, l'Italia ci ha rimesso mica poco».

Dai blog