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Falso e peculato. Nichi ancora nei guai

Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia

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Vendola ancora indagato dalla Procura di Bari: il governatore compare sempre in un filone della Sanitopoli, riguardante in questo caso una transazione da 45 milioni di euro, non conclusa, tra Regione e un ospedale ecclesiastico. Tra gli altri indagati figurano anche i due ex assessori alla Sanità, il senatore Alberto Tedesco (eletto nel Pd e ora nel gruppo misto) e il professor Tommaso Fiore: i magistrati hanno ipotizzato i reati di abuso d'ufficio, peculato e falso. Il leader di Sel stavolta, dopo aver ricevuto la comunicazione di una richiesta di proroga delle indagini, non ha convocato i giornalisti ma ha fatto sapere, con una nota, di essere sereno e di non sapere molto sulla nuova querelle: «Si tratta di un procedimento penale del quale non avevo mai avuto alcuna notizia». E ha aggiunto di auspicare che non si avveri un vecchio adagio popolare: «Spero che la vulgata del non c'è due senza tre non mi riproponga l'ulteriore amarezza di nuove comunicazioni per addebiti che sento molto lontani dal mio modo di essere». Il suo legale, Vincenzo Muscatiello è attendista: «Il procedimento, del quale conosciamo poco, potrebbe essere archiviato o potrebbe esserci una differenziazione delle posizioni degli indagati». Lavorando sui vari filoni della Sanitopoli pugliese, i pm Desirè Digeronimo, Francesco Bretone e Marcello Quercia, si sono soffermati sulla vicenda del contenzioso tra l'Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti e la Regione. Della vicenda si occupò finché rimase in carica l'assessore Alberto Tedesco, ma il provvedimento - poi ritirato per autotutela - fu perfezionato dalla giunta della quale faceva parte il successore, Tommaso Fiore (docente universitario di stretta osservanza vendoliana, che recentemente ha passato la mano per tornare agli impegni accademici). Fermo restando il procedimento giudiziario in corso tra ospedale ecclesiastico e l'ente territoriale guidato da Vendola, al momento in corso davanti al Consiglio di Stato, l'accordo finito sotto osservazione per la magistratura barese avrebbe visto (stante la delibera poi ritirata del marzo 2010) in un primo momento la Regione corrispondere all'ente religioso, in base ad una transazione, 45 milioni di euro, rispetto ai 42,6 richiesti per crediti vantati dal 2002 al giugno 2007. Questo nuovo fronte giudiziario per Vendola si è aperto proprio in una giornata nella quale ha ricevuto un provolone dagli inviati Mingo e Fabio di «Striscia la Notizia» (accettato con il sorriso e un «me lo merito») e gli inquirenti baresi hanno notificato, per il filone della Sanitopoli riguardante gli accreditamenti delle strutture sanitarie regionali, ben 47 avvisi di conclusioni delle indagini - tra i riceventi la notifica c'è l'ex assessore Tedesco e importanti dirigenti regionali della Sanità -: i magistrati contestano a vario titolo agli indagati i reati di corruzione, concussione, truffa, abuso d'ufficio, falso, peculato, estorsione e rivelazione del segreto d'ufficio. L'inchiesta è partita da un lavoro di ricerca svolto dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, coordinato ai tempi dal pm Lorenzo Nicastro, attualmente assessore all'Ambiente della giunta Vendola, dopo esser stato eletto consigliere regionale nelle liste dell'Italia dei Valori. Da questa inchiesta risulta che sei società avrebbero ricevuto agevolazioni, pur non avendone i requisiti, dalla Regione: si va dall'accreditamento al Servizio sanitario regionale, all'autorizzazione a realizzare le strutture, fino all'erogazione di prestazioni sanitarie.

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