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Di Natale: «Si gioca troppo»

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Il bomber dell'Udinese: salvaguardare la nostra salute Ma da qui a fine campionato altre sei partite in 23 giorni

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Poiscatteranno i ritiri in vista degli Europei, qualche settimana di vacanza e via, si ripartirà a metà luglio. È il circo del calcio, quello che non si ferma (quasi) mai e che la morte di Piermario Morosini ha compresso ancor di più. E ora c'è chi si chiede se le troppe tragedie non siano dovute anche a un calendario che negli anni si è infittito eccessivamente. A lanciare il sasso è Antonio Di Natale. Proprio lui, che con Morosini aveva condiviso i primi mesi di stagione all'Udinese. «Il calcio è bello - ha spiegato il bomber al sito della società friulana - è uno sport importante, ma c'è anche la salute da salvaguardare. Lo dico da tempo, ne ho parlato anche coi nostri medici: ho 34 anni e ho pensato, scherzando ma non troppo, di ritirarmi. Non si riesce più a riposare». Il confronto è impietoso. Negli anni '80, con la serie A a 16 squadre e la vecchia formula della Coppa Campioni, un calciatore di vertice poteva giocare al massimo 50-54 partite, tenendo presente anche Coppa Italia e impegni in Nazionale. Che erano comunque di meno: non c'era per esempio la sosta di agosto per la doppia amichevole internazionale. Adesso, solo con gli impegni ufficiali, si arriva potenzialmente quasi a 70 partite. E persino il calcio estivo è diventato una cosa seria: le amichevoli con i «taglialegna» sono state sostituite dalle tournée con le big europee: non si possono fare brutte figure tra un viaggio in aereo e l'altro. Non contento, Platini vuole allargare la Champions a 64 squadre: altre due gare in più che significano far contente le federazioni più esotiche, fondamentali per la rielezione. Comanda la tv, che vuole più partite a tutte le ore, col caldo in estate e col gelo in inverno. Fa comodo a tutti, ma qualcosa forse sta cambiando. «Con la Lega di A stiamo discutendo da tempo del calendario - spiega il vicesegretario dell'Aic, Umberto Calcagno - e c'è la disponibilità per trovare una soluzione e diminuire le gare, soprattutto a livello nazionale. Appena scadrà il prossimo contratto con le tv (alla fine della stagione 2013, ndr) si potranno rivendere i diritti e magari revisionare il format». Significherebbe scendere da 20 a 18 squadre e «guadagnare» 4 domeniche. «In più - aggiunge Calcagno - già dall'anno prossimo abbiamo fatto in modo che i tempi della stagione fossero allungati e più dilatati. Anche se, nel caso di Morosini, è ancora impossibile ipotizzare un collegamento tra la morte del calciatore e il calendario troppo fitto». Se ne riparla l'anno prossimo, quindi. Il presente, è un tour de force incredibile per concludere in tempo il campionato. Si aggiunge un turno infrasettimanale il 25 aprile con spezzatino «parziale» (la sera non si può giocare, c'è la Champions) e il programma slitta: sabato 21 e domenica 22 le gare rimandate nello scorso weekend. Oggi sarà ufficiale. A qualcuno la sospensione della A non è andata giù. I protagonisti dello spettacolo, però, non hanno dubbi: «La scelta di Abete è condivisibile - ha detto il segretario Aic Tommasi - doverosa specie per chi doveva scendere in campo».

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