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Articolo 18, Monti: "Sciolti tutti i nodi"

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L'uscita da Palazzo Giustiniani dopo il vertice tra governo e leader di maggioranza sul lavoro

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Mario Monti esce soddisfatto dal lungo vertice di maggioranza a Palazzo Giustiniani e apre alle richieste dei partiti. E, sia pur con tutte le cautele del caso, in ambienti di Pd, Pdl e Terzo Polo si parla di una trattativa sull'articolo 18 che dovrebbe portare ad una maggiore flessibilità a favore delle aziende per le assunzioni bilanciata da una maggior flessibilità in favore dei lavoratori in uscita. La prima formula chiesta dal Popolo della libertà, la seconda dai Democratici. È scattato quindi il conto alla rovescia che vede un'accelerazione improvvisa verso le correzioni alla riforma. Tanto da far commentare a palazzo Chigi: «Il governo e i leader delle forze politiche di maggioranza si sono impegnati per un iter di approvazione efficace e tempestivo per la riforma in Parlamento». A convincere il premier ad "aprire" alle modifiche è stato il pressing dei partiti di maggioranza. E probabilmente anche la continua 'moral suasion' del Quirinale che attende una 'telefonatà del Prof ed una sua salita al Colle per presentare il testo definitivo della riforma. Una telefonata che a questo punto potrebbe arrivare in giornata insieme al nuovo testo del ddl limato dal governo in base alle intese raggiunte stanotte. A smuovere le acque il cosiddetto 'lodò proposto dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Il quale ha messo sul piatto del premier la possibilità di un accordo politico con tutta la maggioranza. Individuando un punto di caduta, «l'equilibrio» da ricercare per assicurare alla riforma del mercato del lavoro e alla modifica dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, un cammino spedito in Parlamento e soprattutto senza ricadute cruente sul tessuto sociale del Paese. E cioè, l'accettazione della possibilità di reintegro anche nei casi di licenziamenti economici, come chiede il Pd, da compensare andando incontro ad alcune richieste del centrodestra sulla flessibilità in entrata. Un accordo che sembra accontentare anche il Terzo Polo, nella convinzione che una maggiore flessibilità nell'ingresso sul mercato del lavoro non pregiudicherebbe le tutele del lavoratore ma creerebbe più opportunità di impiego. Sulla scorta di questo 'lodò il premier ieri ha avviato i suoi contatti: una girandola di incontri la maggior parte dei quali tenuti segreti. Il tutto sotto la vigile attenzione del Colle che in tutti i modi ha cercato in questi giorni di favorire un progresso positivo alla riforma chiesta, tra l'altro, dall'Europa. Ieri Giorgio Napolitano aveva ipotizzato che il testo del ddl potesse essere sottoposto alla sua firma a breve: oggi ha rinnovato la sua disponibilità: «ho un recapito telefonico. Chi mi cerca mi trova» ha detto rientrando dalla Giordania. Mario Monti in gran segreto aveva lasciato nel pomeriggio di ieri palazzo Chigi con una auto "civetta" e si era fatto accompagnare al suo studio a palazzo Giustiniani. Lì ha prima incontrato il segretario del Pd il quale gli ha prospettato le modifiche necessarie per cercare di arrivare ad un punto che possa tenere in 'equilibriò le istanze di tutte le componenti della maggioranza e le esigenze dell'esecutivo. Un compromesso che parrebbe aver convinto il premier che si sarebbe detto pronto ad accogliere le richieste in presenza di un via libera di tutti e tre i leader di "ABC". «Se c'è l'intesa tra tutti non sarò certo io a mettermi di traverso...».

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