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Nel 2011 fallite quasi 12 mila imprese. Tante nel Lazio

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Ognigiorno lo scorso anno, domeniche e Natale compresi, 31 imprese, soprattutto di piccole dimensioni, hanno portato i libri in tribunale per dichiarare fallimento. Nella sola Lombardia hanno chiuso 2.613 imprese, mentre alla fine della classifica regionale di un'ecatombe che ha fatto 11.615 vittime e lasciato a casa almeno 50mila persone, si pone la Valle d'Aosta con 9 aziende che hanno chiuso i battenti. A stilare l'elenco e a lanciare l'allarme fallimenti, la Cgia di Mestre che parla di un dato mai toccato in questi ultimi 4 anni di crisi. Un dramma, dice la Cgia, vissuto da datori di lavoro e dipendenti. Per Giuseppe Bortolussi, segretario dell'associazione artigiana, tre i "virus" letali per una realtà che continua «a rimanere il motore occupazionale ed economico del Paese»: la stretta creditizia, i ritardi nei pagamenti e il forte calo della domanda interna. Sul piano percentuale, secondo una recente stima sempre della Cgia, quasi un fallimento su tre è stato causato proprio dai ritardi nei pagamenti (3.600 aziende). Le cronache di questi mesi indicano che il fallimento di un imprenditore non è solo economico: «Spesso - ricorda la Cgia - viene vissuto da queste persone come un fallimento personale che, in casi estremi, ha portato decine e decine di piccoli imprenditori a togliersi la vita». Ma la disperazione, come il caso del muratore marocchino a Verona che ha cercato di darsi fuoco, non guarda al ruolo nell'impresa. «La sequenza di suicidi e di tentativi di suicidio avvenuta tra i piccoli imprenditori in questi ultimi mesi - evidenzia Bortolussi - sembra non sia destinata a fermarsi. Solo in questa settimana, due artigiani, a Bologna e a Novara, hanno tentato di farla finita per ragioni economiche. Bisogna intervenire subito e dare una risposta emergenziale a questa situazione che rischia di esplodere. Per questo invitiamo il Governo ad istituire un fondo di solidarietà che corra in aiuto a chi si trova a corto di liquidità». E da Cortina, arriva un nuovo grido d'allarme sul mondo delle imprese. Questa volta sono i Giovani di Confindustria a lamentare le crescenti difficoltà ad avviare un'attività, con la sensazione sempre più forte di essere abbandonati dal Paese. Per il 68% degli imprenditori, infatti, non c'è nessun aiuto alla nascita di start-up, con 6 su 10 secondo i quali la crisi ha ulteriormente peggiorato l'adozione di strategie a favore delle aziende in avvio di attività.

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