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Casini: "Irresponsabile mettere in crisi Monti"

Il leader dell'Udc Pierferdinando Casini

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È preoccupato Pier Ferdinando Casini. Preoccupato che Mario Monti non riesca a condurre in porto la sua riforma del lavoro, preoccupato che si concretizzi lo scenario di una crisi entro l'estate e elezioni a ottobre con la vittoria della sinistra più estrema del Pd in alleanza con Sel e Idv, preoccupato che tutto questo spazzi via il centrodestra e lo releghi – ancora una volta – al ruolo di comprimario al tavolo della politica che conta. Le scommesse che il leader dell'Udc ha gettato sul piatto sono ambiziose assai ma fanno a pugni con una fine prematura del governo Monti.   L'ex presidente della Camera vuole arrivare al 2013 perché ha ancora bisogno di tempo per accreditarsi come il vero leader dei moderati, quello che smorza i toni esasperati dell'eterno conflitto tra Pd e Pdl. E, grazie a questo, costringere Alfano a lasciar fuori la Lega per allearsi solo con l'Udc e puntare a conquistare esponenti e voti anche nel campo del centrosinistra. Arrivando alal fine a una «scomposizione» del bipolarismo. Ma l'ambizione di Casini non si ferma qui. Il suo vero obiettivo è il Quirinale. Ci pensa da tanto ma solo ora potrebbe aprirsi uno spiraglio. Magari convincendo proprio Mario Monti a far il candidato premier di un centrodestra moderato ed elimindolo così dalla corsa per la presidenza della Repubblica alla quale sembrerebbe naturalmente destinato. Un progetto del quale ieri il leader dell'Udc ha fatto balenare – parlando a un convegno dei giovani del partito – i possibili contorni: «Dopo la vicenda Monti, nulla sarà come prima – ha spiegato – e noi lavoreremo perché cambi nella sostanza la politica italiana e probabilmente, per fare questo, dovremo anche sacrificare il nostro partito, perché bisogna andare oltre quello che c'è, occorre creare qualcosa di nuovo che possa essere l'architrave di una storia nuova del nostro Paese, dopo che abbiamo vissuto di populismo e demagogia». «È finita l'epoca – ha proseguito – delle grandi armate che si mettono insieme per vincere le elezioni e poi, il giorno dopo, litigano. È successo con Prodi e anche con Berlusconi». Ma elezioni anticipate e una fine ingloriosa del governo Monti toglierebbero al leader dell'Udc qualsiasi speranza. Anche perché, in quel caso, al Colle finirebbe Romano Prodi, ripescato per «mitigare» un governo e una coalizione appesantita in maniera determinante dagli ultrà della sinistra. Ecco perché anche ieri Pier Ferdinando Casini è tornato a difendere il premier e ad avvertire dei rischi che correrebbe il Paese con una fine anticipata del suo esecutivo. «Siamo nel mezzo di un'emergenza che non è finita – ha avvertito – In qualche mese questo Governo è riuscito a fare quello che gli altri governi, quelli del mitico bipolarismo, quelli di Prodi e Berlusconi, per anni non hanno fatto rinviando i problemi». «Noi – ha proseguito – siamo impegnati dal mattino alla sera a fare gli sminatori per cercare di fare andare avanti tranquillo l'esecutivo perché c'è chi tira da una parte e chi tira dall'altra. Se si continua così il Governo prima o poi entra in crisi sul serio e sarebbe un atto di irresponsabilità allo stato puro. Oggi, invece, è il momento di stare vicini a questo Governo, di aiutarlo e di superare anche le difficoltà che ci sono».

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