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Mancata prevenzione: il fratello era stato arrestato nel 2007 accusato per reclutamento di kamikaze

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Armida guerra. Esplosivo e persino un giubbotto antiproiettile. Mohammed Merah aveva con sè un arsenale. Micidiali come il Kalashnikov di provenienza balcanica e l'Uzi isareliana con i quali ha reagito al blitz degli agenti del Raid. Armi che il terrorista jihadista ha accumulato dopo il suo ritorno in Francia dall'Afghanistan attraverso i canali della malavita. Il terrorista, inoltre, possedeva esplosivo, quello trovato nell'auto del fratello e forse anche altro, e aveva una collezione di armi bianche, sciabole e «spade dell'Islam», esposti come una sinistra panoplia su un muro della sua abitazione. Impugnando una di queste sciabole Merah aveva minacciato alcuni vicini di Rue sergent Vignè a Tolosa. Questi avevano denunciato l'episodio alla polizia ma nulla è stato fatto. Ancora più grave un altro episodio raccontato da una donna di origini arabe. Aisha, questo il nome della donna, ha raccontato che suo figlio di 15 anni, era stato avvicinato da Merah. «È salito nella sua macchina. Gli ha fatto ascoltare un cd di canti, facendoli credere che era il Corano». Erano un invito a raggiungere lo jihad. «Ha portato mio figlio a casa sua, la stessa dove si è rinchiuso. Nel suo appartamento c'era un immenso Corano nel salone e molte grandi sciabole appese al muro. Ne ha staccata una, poi ha imposto a mio figlio di guardare i video di Al Qaeda». Scene «insostenibili», di donne giustiziate con un colpo alla tempia, di uomini sgozzati. «Mio figlio mi ha chiamata. Alla fine lo abbiamo recuperato. È rimasto chiuso lì dentro dalle cinque del pomeriggio a mezzanotte». Dopo quella tragica giornata, Aisha sporse denuncia. Ma anche questa volta non è accaduto nulla. E Mehar ha potuto continuare a preparare i suoi piani stragisti. Eppure il suo nome compariva nella black list diSchenghen e in quella dei sospetti jihadisti anche perché la segnalazione dei servizi pakistani era alquanto circostanziata. Mohammed Merah, era inserito sulla lista americana delle persone a cui è vietato salire sugli aerei perché considerato un sospetto terrorista. A dare corpo alle polemiche che ora infiammano la Francia e la campagna elettorale c'è il fatto che sia il patrigno che il fratello di Mohammed Merah erano stati coinvolti nell'inchiesta sul terrorismo islamico nel 2007. Nel mese di febbraio di quell'anno vi fu una vasta retata a Izards, un sobborgo di Parigi e nel villaggio di Artigat in Ariege. Undici persone furono arrestate: giovani cittadini francesi. Alcuni originari del Maghreb. Molti convertiti all'Islam radicale. Tra loro anche due donne. Il 23 ottobre dello stesso anno un'altra operazione a Tolosa. Tutti erano accusati di reclutamento e addestramento per aspiranti mujaheddin da inviare in Iraq e in Afghanistan. Tra gli arrestati anche Abdelkader Merah, fratello del killer della scuola ebraica. La città dei Pirenei da anni è al centro delle indagini sul terrorismo islamico. Ora si scopre che Merah è stato indottrinato in Pakistan e in Afghanistan dal Movimento islamico di Uzbekistan (Miu), il cui compito, dalla caduta dei talebani nel 2001, è inquadrare gli «stranieri» che vanno a combattere gli «infedeli» in Afghanistan. Nonostante tutto questo fosse noto, nessun provvedimento di sorveglianza è stato adottato su di lui al rientro in Francia dai campi di addestramento dei guerriglieri, nè si è agito contro di lui per 10 giorni durante i quali ha ucciso 7 persone a Tolosa. Mau.Pic.

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