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"Non mi faccio intimidire da un ladro"

Caso Lusi, Francesco Rutelli entra nel tribunale a Piazzale Clodio

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«Un uomo arcigno, severo, antipatico. Che a furia di dire "no" e perseguire costantemente la sua strada si è conquistato la fiducia di tutti. È stato segretario generale degli scout. Nessuno lo ricorda, ma era un magistrato onorario, un giudice di pace. Nel 2006, quando si trattò di votare la legge per cui l'erogazione dei rimborsi elettorali ai partiti è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva, di fatto raddoppiando i finanziamenti, in commissione ci fu un unico voto contrario. Volete sapere di chi era? Era di Luigi Lusi». Francesco Rutelli prova in tutti i modi a spiegare perché, in questi anni, si sia fidato ciecamente dell'ex tesoriere della Margherita. Il leader Api è al Senato, si consegna temerariamente a un "plotone" di giornalisti per difendersi dalle accuse rivoltegli da L'Espresso, secondo cui Lusi avrebbe girato 866 mila euro alla sua fondazione. «Una persona onesta, perbene, che ha dedicato la sua vita al servizio pubblico non può essere messa in stato di intimidazione da un ladro», è la premessa. I numeri vengono subito dopo. «Non è stato dato alcun centesimo dalla Margherita alla fondazione Centro Futuro Sostenibile (Cfs) che sia poi andato all'Api - spiega Rutelli - In più anni il Cfs ha avuto un milione e 126 mila euro dei 6 milioni complessivi che la Margherita ha dato a tutte le associazioni e non c'è nulla di irregolare». A mettere nei guai il leader del Terzo Polo sarebbero però - secondo L'Espresso - proprio 150mila euro transitati dalla Margherita al Cfs e poi finiti, un paio di giorni dopo nelle casse della neonata Alleanza per l'Italia. «Sono di più di 150mila - ammette sereno Rutelli - Si tratta di 284mila euro transitati dalla fondazione all'Api, ma erano soldi del comitato dei miei sostenitori, non del partito. Tutti i bonifici sono registrati e sono stati trasmessi alla Procura, tutto è tracciabile, non c'è nessuna anomalia». Quanto all'affitto della sede dell'Api - anch'esso tirato in ballo dal settimanale - l'ex sindaco di Roma precisa che «lo paga Alleanza per l'Italia», e non la fondazione, né la Margherita. Di più. Il leader centrista spiega di aver presentato un esposto-denuncia in Procura «per dimostrare in modo articolato che l'attività criminale di Lusi sta continuando con tentativi di intimidazione e minacce che servono a completare la strategia criminale. Siamo di fronte ad un gigantesco furto ai danni di un partito di persone perbene che aveva dentro di sé un cancro», attacca. «Ignoti hanno esercitato un'intrusione illecita nei dati di movimentazioni bancarie il cui accesso non è disponibile al pubblico: se, infatti, i finanziamenti in entrata al conto corrente del CFS sono certamente noti al Lusi e ai suoi eventuali accoliti, non è questo il caso di movimenti in uscita pubblicati da L'Espresso nell'articolo del 15 marzo», si legge nel documento. Insomma - scrive Rutelli - lo scopo del Lusi è evidente: provare a distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica dall'indagine che lo inchioda alle sue responsabilità utilizzando una campagna anti-politica che tende a valorizzare persino i racconti di un ladro, nello spingersi a colpire l'onorabilità di personalità politiche integre, oneste, corrette. Ampliare il caos, determinare una rivolta contro il corretto esercizio del finanziamento della politica, sino a metterlo sullo stesso piano delle malversazioni del Lusi» è la teoria del leader Api, che cerca di spiegare ai cronisti la sua estraneità ai fatti. I bilanci, però, ancora non ci sono. E l'assemblea federale, prima annunciata, non è stata ancora fatta. Queste le obiezioni. Rutelli rettifica: «Ora il bilancio è taroccato dal tesoriere ladro e non avendo ancora chiarezza del furto, non possiamo garantire trasparenza» risponde e aggiunge: «Così come sono fatti, i bilanci dei partiti sono facilmente falsificabili». Quanto all'assemblea «i pm ci hanno detto che per la riconciliazione degli assegni hanno bisogno di sessanta giorni, quindi si terrà, verosimilmente, a metà giugno», precisa. Ai cronisti de L'Espresso, però, non basta. «Se riusciamo a dimostrare che dei soldi della Margherita sono arrivati all'Api attraverso la sua fondazione, e che quindi lei adesso sta dicendo il falso si dimette?», lo incalzano. Rutelli si spazientisce: «Su di me avete scritto una manica di cazzate! - risponde tirando fuori il suo classico romanesco - Quando leggerete i bilanci vi toglierete il cappello». Dopo ore di risposte e numeri, Rutelli è visibilmente stanco. Quasi si commuove quando ammette di aver chiesto «ai membri del Cfs di sospendere ogni attività finché non si sarà chiuso il caso Lusi» volendo «tutelare un'iniziativa così nobile da chi la vuole sporcare». Alla fine, una precisazione: «La Margherita non vuole accordarsi con Lusi, vogliamo rientrare di tutto il maltolto e avere anche i soldi della causa civile per danni subiti. Proporrò all'assemblea di devolvere una prima cifra a dei soggetti pubblici. Per quel che riguarda il resto, quello che recupereremo con il sequestro del patrimonio di Lusi, penso che nella villa di Genzano potremmo fare un grande centro di riabilitazione».

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