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L'incubo dei leghisti

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Ormainon ci sono più dubbi: l'acqua del Po fa male. Basta vedere gli effetti su chi la beve. Parlano di una regione, la Padania, che non esiste in nessuna carta geografica, c'è un presunto leader Bossi che rutta minacce su Monti, e non lo prendono sul serio nemmeno gli agenti della scorta, altrimenti dovrebbero arrestarlo. In Europa c'è quel Borghezio che è responsabile di almeno cento punti di spread (come si fa a dar fiducia all'Italia se elegge uno così). Questi signori denigrano la bandiera italiana, l'inno, hanno ostacolato le celebrazioni dell'unità d'Italia. Però bisogna comprenderli, fino a qualche mese fa potevano viaggiare per Roma, perfino con l'auto blu e li chiamavano ministri. Avevano dei ministeri veri, mica quelle due camere e cucina a Monza arredate da Ikea. Adesso sono depressi, al massimo vanno da Varese ad Abbiategrasso. Così non sorprende che anche un uomo, considerato il più saggio della Lega, si sia lasciato andare. Pensiamo a Maroni che appariva quasi normale per via della sua passione per la musica, quasi un emulo di Clinton o Woody Allen. Era simpatico con la sua orchestrina. Ma anche Maroni si è perso. Il virus dell'acqua del Po è contagioso. Che altro pensare quando chi ha avuto perfino la responsabilità del ministero dell'Interno arriva a dire che eliminando la tessera del tifoso si è fatto un piacere alla Roma, che l'ha criticata, e ai suoi ultras? Tutto perché il ministro Cancellieri ha il cuore giallorosso. In pratica il nuovo ministro avrebbe cancellato la tessera per fare un piacere alla Roma e ai suoi tifosi violenti. Farneticazioni. Inoltre Maroni ha la memoria corta. Quanti grattacapi comportava il derby tra Atalanta e Brescia? E quel motorino lanciato dagli spalti di San Siro era opera di testaccini mimitizzati da milanesi? E gli incidenti, anche con morti, tra fiorentini e bolognesi, erano opera di trasteverini golosi della carne chianina? E il povero Raciti ucciso a Catania? E gli accoltellamenti e le risse in tanti stadi di tutta la penisola? Se Maroni non fosse stato contagiato dalla follia leghista forse avrebbe riconosciuto che la violenza degli ultras è un problema che non ha confini geografici. Avrebbe, anche, potuto difendere quella tessera citando i dati sulla diminuzione degli incidenti. Invece no. Roma è sempre l'incubo che turba i sogni leghisti. Un fantasma che agita le notti e che il vino rosso bevuto nelle feste padane non riesce a cancellare. Prima se la cavavano con un banale Roma ladrona gridato tra panciuti bevitori e nostalgici del carnevale vestiti da cavalieri medievali. Ma ora la Lega e Maroni come potrebbero gridarlo ancora? Come potrebbero farlo visto che anche ai duri e puri in camicia verde il potere piace eccome, al pari dei vantaggi che comporta. Auto blu, scorte, lusso, privilegi. Come potrebbero visto che ora chi gridava ladri agli altri si trova accusato dello stesso reato? Roma ladrona non funziona neanche nelle osterie della Val Brembana dove potrebbero chiedere conto delle accuse della magistratura. Non funzionava già prima nelle grandi città del Nord dove la Lega ha messo radici deboli, non funziona più nemmeno nelle valli. Anche gli avvinazzati hanno capito il gioco. Allora adesso ecco fare di Roma la patria degli ultras e della violenza. Un gioco sporco. C'è violenza in chi minaccia la guerra civile, in chi parla di migliaia di fucili pronti a sparare. Ma se togliete Roma ai leghisti per loro è la fine. Devono denigrarla per nascondere il vuoto di idee. Così si comportano come quegli innamorati che scrivono sui muri che la loro ex è una troia solo perché non se li fila più. Caro Maroni si stava bene al Viminale? Lo sappiamo, ma è il passato. Non ci pensare più.

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