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«Ruby disse che Michelle tentò di strangolarla con un guinzaglio»

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Aripercorrere la storia di Ruby nei giorni successivi all'ormai nota notte in Questura, sono stati alcuni poliziotti, ieri in aula a Milano, al processo in cui è imputato Silvio Berlusconi. I testimoni, citati dal pm Antonio Sangermano, non solo hanno raccontato della «violentissima» lite scoppiata il 5 giugno del 2010 tra la brasiliana e la giovane marocchina, ma sono ritornati anche a parlare di cosa accadde quando Ruby, tra il 27 e il 28 maggio, venne trattenuta per un furto negli uffici di via Fatebenefratelli e in seguito a una telefonata della Presidenza del Consiglio in cui, tra l'altro, era stata indicata come la nipote di Mubarak, venne «liberata» e consegnata alla consigliera regionale Minetti, presentatasi come «consigliera ministeriale». E questo nonostante il parere contrario del pm dei minori Annamaria Fiorillo. In particolare, il sovrintendente del commissariato di Taormina, Emilio Imperatore, ha spiegato che gli accertamenti sull'identità di Ruby a casa dei genitori in Sicilia e la verifica sulla sua asserita parentela con l'ex rais egiziano Mubarak, chiesti comunque dal pm minorile, furono effettuati un paio d'ore dopo l'affido della giovane a Nicole Minetti. Ma in un colloquio telefonico con i colleghi milanesi «mi dissero - ha ricostruito il sovrintendente di Ps - che bisognava fare accertamenti in un certo modo perché c'erano interessi nazionali. Dovevamo contattare la famiglia per fare una sorta di riconoscimento e vedere se l'asserita parentela con Mubarak» fosse vera. Fu però solo alle 4 che gli ispettori Caico e Trimarchi riuscirono a trovare «in fondo a un viottolo» di Letojanni (Messina) la casa «fatiscente» dei genitori della ragazza, i quali - alla domanda se la figlia fosse la nipote dell'ex presidente d'Egitto - sarebbero trasecolati: «No, assolutamente no. Guardate che siamo marocchini». Alle 4.10, come ha ricordato ancora Imperatore, venne informata la Questura: Ruby «non era nipote di Mubarak ma era di Letojanni». A ricostruire la lite furiosa tra la ragazza e la donna brasiliana sono stati invece alcuni uomini delle volanti e altri agenti che hanno «piantonato» Ruby quando era al pronto soccorso della clinica pediatrica De Marchi. Chi l'ha accompagnata in ospedale ha spiegato ai giudici che la giovane gli disse che «avrebbe potuto chiamare il presidente per chiedergli aiuto». Ora saranno sentiti altri tredici testimoni. L'udienza è stata aggiornata al 9 marzo.

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