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«Fa bene il Governatore della Banca d'Italia a mettere l'accento sul rischio di un'asfissia del credito.

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MarioMoretti Polegato, alla guida della Geox azienda leader nel settore delle calzature e dell'abbigliamento (è presente in 103 Paesi con oltre 10.000 punti vendita), sollecita una visione a 360 gradi del problema. Insomma vuol dire che se le banche chiudono i rubinetti del credito hanno delle giustificazioni? «Dico che la loro responsabilità è relativa e ìvi spiego perché. Come le imprese anche le banche hanno difficoltà a recuperare denaro da cedere poi all'attività produttiva. La crisi ha stretto d'assedio il sistema bancario che ha anche dovuto rispondere alle richieste di aumenti di capitale. A questo si aggiunge che alcune banche hanno convinto le aziende a investire in finanza invece che sul prodotto e hanno deviato l'imprenditore dal cuore dei suoi interessi che è e deve restare l'impresa. Inoltre spesso le banche hanno investito nella governance delle aziende». Come si esce da questo cul de sac? «La finanza deve fare il suo lavoro, così pure l'imprenditore. Bisogna tornare all'economia reale smettendola di privilegiare i giochi di prestigio della finanza. L'imprenditore ha bisogno della finanza che deve aiutarlo con il credito ma poi non deve intervenire nella governance aziendale in modo invadente». La Geox ha scelto di non investire in Unicredit. Avete scelto l'economia reale alla finanza? «Noi non abbiamo investito in Unicredit. E non perché non sia un bell'investimento, ma perché non rientra nel nostro concetto di business. La finanziaria di famiglia, la Lir, ha un capitale netto di 950 milioni, di cui 350 milioni cash. Io penso che le imprese abbiano bisogno di avere delle risorse extra per garantire lo sviluppo imprenditoriale. In questi anni ho accumulato una somma di denaro importante che ho tenuto come fonte di riserva. L'imprenditore non deve spolpare l'azienda ma creare l'indipendenza dalle banche attraverso i propri mezzi. Non vogliamo essere dipendenti dalle banche e ho preferito concentrare le risorse finanziarie sull'impresa. Credo nell'azienda e voglio che Geox nei prossimi anni torni a crescere a due cifre». Come è possibile evitare il credit crunch? «Per superare la ristrettezza del credito occorre che per le banche sia più facile reperire denaro e questo è possibile solo se il Paese torna a crescere. Le riforme del premier Monti stanno facendo recuperare credibilità all'Italia. Ho percepito questo a Davos, al World Economic Forum. L'Italia è di nuovo considerata dal mondo finanziario internazionale. Bisogna augurarci che il governo acceleri le riforme in modo che il sistema Italia recuperi fiducia e le banche possano avere più possibilità di negoziare denaro. L'Italia, con i suoi settori industriali di punta come il manifatturiero, la meccanica, la moda, l'alimentare, è davvero un pilastro per l'Europa. Per questo è così importante per i partner europei che il nostro Paese risani i conti e ricominci a crescere». Ma per far ripartire il sistema Paese, le banche devono fare la loro parte. La Bce, con i prestiti a un tasso all'1%, è venuta incontro alla carenza di liquidità. «I prestiti della Bce devono servire per agevolare il credito alle imprese e non per pagare le sofferenze che hanno le banche, per sanare i bilanci. Questo dovrebbe essere chiaro». Quanto pesano i vincoli di Basilea3 nel rapporto tra le banche e le imprese? «Nella situazione attuale tutto diventa secondario. La priorità è la crescita. Ma la crisi è anche un'occasione per riflettere sul futuro dell'Europa. È emerso chiaramente che i Paesi devono agire di concerto, non possono andare ognuno per la propria strada, badando solo agli interessi nazionali. Occorre quindi approfittare della crisi economica per mettere a punto anche un piano di riforme della governance europea. Il che significa arrivare a un'unica legislazione sul lavoro, sulla finanza e sulla difesa. L'obiettivo è strutturare l'Europa sul modello degli Stati Uniti, con un proprio presidente». L.D.P.

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