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Il premier critica Francia e Germania: «Non ci sono buoni e cattivi»

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NelParlamento europeo il premier Mario Monti ribadisce gli sforzi «per il miglioramento della vita economica, sociale e civile degli italiani» e sprona i Paesi membri a recuperare lo spirito unitario che ha dato vita all'Ue. Monti convince Strasburgo. Alla fine si compiace dell'«appoggio che gran parte dei capi dei gruppi parlamentari, non tutti, hanno manifestato sulle posizioni che ho esposto». E si concede la stoccata verso l'eurodeputato leghista Francesco Speroni: «Mi riservo di poter esaminare nel testo trascritto, per la complessità dei punti filosofico-sistemici che l'intervento presenta, le parole che l'onorevole Speroni ha voluto indirizzarmi e delle quali lo ringrazio vivamente». Il capogruppo del Carroccio al Parlamento Ue aveva duramente attaccato in Aula il presidente del Consiglio chiedendogli se nel suo recente viaggio in Usa avesse «incontrato i suoi complici o i suoi padroni». Ci pensa il presidente del Parlamento, Martin Schulz, a definirlo «non solo il presidente del Consiglio italiano, ma un amico che ha accettato una sfida importante». Monti ricambia: «Oggi ho avuto conferma di come in questa Aula si costruisca veramente il futuro dell'Europa e come sia possibile attraverso il Parlamento europeo conciliare l'esigenza dell'integrazione europea con l'esigenza della vita democratica». Il premier ha rivendicato che l'Italia, «impegnata nella corsa complicata per uscire dall'emergenza», sta «gradualmente» venendo fuori da quella «zona d'ombra in cui si trovava, minacciata da rischi di contagio» della crisi del debito. Poi si è soffermato sulla moneta unica. Anche se esige rigore, «non possiamo permettere che l'euro diventi un fattore di disgregazione». La critica a Germania e Francia è esplicita. L'Italia è considerata «un Paese periferico e non ho niente contro questa connotazione geografica - ha detto - ma proprio gli Stati centrali, a partire dai due maggiori, Francia e Germania, sono stati all'origine della crisi del patto di stabilità e crescita quando, nel 2003 e con la complicità dell'Italia allora presidente di turno dell'Ecofin, hanno preferito utilizzare la loro influenza per forzare il meccanismo di enforcement del Patto». Quindi le responsabilità non sono solo dei «periferici», ha osservato Monti: «Non esistono i buoni e i cattivi». Anche se, in passato, la politica greca è stata «il perfetto catalogo delle peggiori pratiche politiche europee». Secondo il premier, è «una virtù e non un difetto dell'Europa, dell'euro, di Maastricht e del Patto di stabilità quello di spingere i Paesi a mettere in pratica le regole di vita europee». E anche l'Italia «ha avuto benefici dall'essere sottoposta alla maggior disciplina del Patto di stabilità e crescita». In questa fase è però necessario «conciliare la disciplina e la crescita» e questo ha fatto tornare Monti sul caso Roma 2020: «Ieri ho dovuto prendere una decisione difficile e non popolare ma ne ho spiegate le ragioni e penso che l'opinione pubblica abbia capito».A. D. M.

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