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Vertice Napolitano-Wulff: appello sulla crescita

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Il presidente della Repubblica Napolitano e il presidente della Repubblica Federale tedesca Christian Wulff

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Lavoro, investimenti, crescita: l'uscita dalla crisi passa da qui. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo scandisce dopo l'incontro al Quirinale con il presidente tedesco Christian Wulff. L'occasione ideale per ribadire alla Germania, Paese forte dell'Europa, che l'Italia «sta facendo la sua parte responsabile». Ma anche che al suo «sforzo» deve «corrispondere un forte impegno in spirito di solidarietà» dell'Ue per la crescita. Con l'obiettivo urgente di stimolare l'occupazione giovanile. Agendo insieme sul fronte interno con un «accordo valido» sulla riforma del lavoro e con lo stop agli «impedimenti burocratici e di altro genere», che frenano gli investimenti esteri. Il lavoro, tema all'ordine del giorno dell'agenda del governo, è ben presente al Capo dello Stato. Che invoca un «accordo valido tra il governo e le parti sociali, in particolare i sindacati». Sia chiaro, non di un «monito» o di un «appello» Napolitano vuol farsi promotore: «pongo il problema, che è cosa diversa», sottolinea. «Non voglio interferire», anche perchè «sicuro» che negli incontri in corso ci sia «molto senso di responsabilità», dice. Ma poi ricorda che «la coesione sociale non può significare immobilismo», bensì «una massima intesa tra le forze sociali e politiche per obiettivi di cambiamento e riforma». Accanto a lui il presidente tedesco ricorda l'esempio della Germania (in particolare sul fronte delle relazioni sindacali) e senza mezzi termini definisce la disoccupazione giovanile italiana «inaccettabile». E allora Napolitano non si esime dall'affermare alcuni principi cardine. A partire dall'obiettivo «fondamentale» di «accrescere la produttività, stagnante da molti anni». Dunque non serve tanto una «moderazione salariale», spiega, quanto «flessibilità», massima «utilizzazione degli impianti» e «massima solidarietà». Per aumentare la «produttività e attrarre investimenti». Questo un nodo cruciale, secondo Napolitano: invogliare gli imprenditori, tedeschi e non solo, a investire in Italia. Come? «Con il superamento dei blocchi burocratici e di altra natura» attualmente esistenti. Il dl semplificazioni, di cui il capo dello Stato auspica un veloce via libera del Parlamento, già contiene norme contro le «tortuosità e lungaggini della burocrazia». Ma altro ancora va fatto, dice al governo. Che da parte sua con Monti aveva già indicato il disincentivo agli investimenti stranieri come ragione per rivedere l'articolo 18. Parla invece alla Germania e all'Ue, il capo dello Stato, quando tratta il tema crescita. Perchè se Wulff sollecita Monti a «non fermarsi a metà strada» nella sua azione, Napolitano ribadisce che l'Italia sta «facendo la sua parte». E aggiunge che «ci possono essere dei rischi se si mette il piede soltanto sull'acceleratore del risanamento». Va bene l'austerità, ma non si può puntare tutto su quello: la spesa pubblica, per dire, «va tagliata in modo selettivo e non alla cieca». Ma soprattutto, verso lo sviluppo (e una crescita invocata anche da Wulff) serve un impegno «solidale» di tutta l'Ue. Pure sulla corruzione i cronisti tedeschi interpellano Napolitano. E lui spiega che il problema è anche culturale e che un «esempio deve venire da chi gestisce la cosa pubblica». Monti, assicura, agirà su questo fronte «con convinzione». Infine, l'incontro è l'occasione per i due capi di Stato per confrontarsi sulla recente sentenza dell'Aja che ha rigettato i ricorsi italiani sulle stragi naziste. L'Italia la rispetterà, assicura Napolitano, ma serve «una risposta politica e di opinione». La sentenza «è giuridica, sull'immunità degli Stati, ma non è una sentenza politica sui diritti legittimi delle vittime dei crimini nazisti», concorda Wulff, che sottolinea tra l'altro «l'altissimo prestigio di Napolitano, che ha agito negli ultimi tempi con grande diplomazia».  

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