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La Casa Bianca punta su Roma non su Berlino

Obama e Monti si stringono la mano

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L'amico americano dice che Mario Monti è un buon premier e l'Italia un ottimo alleato. I laudatores a prescindere del governo tecnico diranno che questa è una grande novità. Potrei tirar fuori dall'archivio un elenco infinito di dichiarazioni del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca di sostegno a Berlusconi, Prodi, D'Alema, e a tutti i presidenti del consiglio che si sono succeduti dalla costituzione della Repubblica ad oggi. L'amico americano può avere grandi o piccole sfumature su un singolo capo di Stato, ma a differenza di quel che hanno i nostri commentatori, una cosa è ben chiara nella politica estera di Washington: l'Italia è il miglior alleato nel Mediterraneo, va coccolata, tenuta in debita considerazione, non servono particolari sforzi per tenerla sul binario Atlantico, e quando serve, alla fine, si ricorda di essere stata liberata dagli yankees. La ciccia della faccenda sta tutta qui, sul resto possiamo filosofare quanto vogliamo e perfino mettere un paio di orpelli di geopolitica che non guastano, ma la storia parla da sola. Il contesto storico propone agli Stati Uniti un'Europa in grande difficoltà, senza una banca centrale che garantisca il debito sovrano e senza un governo sovranazionale capace di comporre le differenze abissali tra i singoli Stati. Paradossalmente il governo guidato da Mario Monti per la Casa Bianca è una chanche da cogliere: la Francia è inaffidabile e con un presidente uscente, Sarkozy, in bilico e uno sfidante, Hollande, che ha una ricetta economica incompatibile perfino con quella di Obama; la Germania rappresenta un'incognita perché la sua storia la inchioda al quadro dei perdenti di Yalta, il suo presente è quello di un gigante economico e un nano militare, il suo futuro è quello di una potenza che tende naturalmente ad estendere i suoi spazi di influenza, in una sola parola, è pericolosa per la stabilità del vecchio Continente. L'Italia in questo quadro rischia di essere il terzo incomodo che facilita la soluzione del problema. Non a caso il settimanale Time dedica la copertina a Monti auspicando che sia il premier italiano a mettere al sicuro l'Europa. Negli Usa nessuno si fida di Parigi e Berlino, hanno dimostrato un'incapacità incredibile nel gestire la crisi della Grecia, nel pensare che il problema fosse delle banche e non dei popoli, nel mettere da parte le ragioni della politica senza immaginare un governo dell'Europa che funzionasse, e perfino per gli americani a digiuno di conoscenza della storia delle istituzioni europee, questo è troppo. L'Italia, nel bene e nel male, è un porto sicuro, un Paese che va a morire in Afghanistan, che concede le basi quando c'è in gioco la sicurezza dei soldati americani, che sa fare realpolitik guardando all'Atlantico anche quando non tutto fila liscio. Tra gli antiamericani siamo i più americani.  

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