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Pd e Pdl più vicini sulla legge elettorale

Il vicecapogruppo del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello

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La quadra è vicina. Almeno a parole. Il Pdl tende la mano al Pd e ora il percorso per trovare un accordo sulla riforma della legge elettorale sembra essere meno tortuoso. Tutto ha avuto inizio ieri quando Stefano Ceccanti, senatore del Pd e costituzionalista vicino a Walter Veltroni, ha presentato un disegno di legge che ricalca il modello ispano-tedesco. In altre parole, se dovesse passare la sua proposta metà parlamentari sarebbero eletti con sistema uninominale in piccole circoscrizioni e metà con il proporzionale. A questo andrebbe aggiunto un forte incentivo a tenere le primarie per la scelta dei candidati. È «un sistema che tiene fermi i due principi fondamentali: legittimare direttamente i governi senza la rigidità del premio di maggioranza e consentire ai cittadini la scelta diretta dei rappresentanti in piccoli collegi», ha spiegato Ceccanti. Una proposta che ha immediatamente incassato il parere positivo del Pdl dove il vicecapogruppo al Senato, Gaetano Quagliariello, ha replicato: «Pur confermando che l'unica soluzione all'altezza della crisi che ha investito la politica è riformare le istituzioni e in questo quadro la legge elettorale, la proposta del collega Ceccanti è certamente un utile contributo nel dibattito che si è aperto». Ma se il Pdl tende la mano, i problemi per il Pd arrivano dai colleghi dell'Idv che, con il capogruppo Felice Belisario, hanno colto la palla al balzo per mettere dei paletti ben precisi: «La riforma elettorale non può prescindere dalle ragioni dei referendum, abbiamo raccolto oltre un milione e 200 mila firme per cancellare il Porcellum e non accetteremo che venga riproposta una legge truffa, ancora una volta partitocratica e non democratica». Eppure anche all'interno del Pd serpeggia il timore che il Pdl tenti di dilatare i tempi della riforma per arrivare alle elezioni senza avere condotto in porto un testo. Una preoccupazione che nasce dal fatto che l'attuale legge elettorale piace alla Lega e, tentare di cambiarla, potrebbe segnare la rottura definitiva con il partito di Bossi. Si attende ora di sapere come decideranno di muoversi i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, cui il Pd ha chiesto di convocare al più presto una capigruppo congiunta per definire il calendario delle riforme. L'obiettivo resta impegnare Palazzo Madama sulle riforme istituzionali e portare a Montecitorio l'esame della legge elettorale. Dal canto suo Fini ieri è tornato a insistere sulla necessità di cambiare il Porcellum: «La riforma diventa un dovere. Le liste bloccate creano un distacco tra il paese reale la e politica». Per ora, quindi, a quanto riferito da diverse fonti, di là delle dichiarazioni non sono ancora iniziati contatti tra le forze che sostengono il governo. Mentre un'intesa, invece, si è trovata in Senato sui regolamenti parlamentari: ed è lo stesso Quagliariello che assieme al collega del Pd Luigi Zanda ad aver messo a punto una bozza di riforma. Ale. Ber.

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