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Napolitano: stroncare il negazionismo

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Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell'Armata Rossa varcavano per la prima volta i cancelli del lager di Auschwitz. Davanti ai loro occhi l'inferno. I segni della crudeltà nazista spinta dal folle disegno di sterminare ebrei, oppositori politici, omosessuali, disabili fisici e mentali e le popolazioni rom e sinti. Una data che, dal 2000, il parlamento italiano ha voluto elevare a simbolo della «memoria» di tutte le vittime del nazionalsocialismo, del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che, a rischio della vita, hanno protetto i perseguitati. Una giornata che ieri il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto celebrare al Quirinale assieme a una delegazione di studenti che avevano partecipato con il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, a un viaggio ad Auschwitz. Ed è proprio alle nuove generazioni che il Capo dello Stato si è rivolto perché «una scuola di memoria rappresenta il miglior antidoto a quei rigurgiti di negazionismo e antisemitismo, di intolleranza e di violenza che, per quanto marginali, sono da stroncare sul nascere». Parole vibrate con forza affinché il messaggio arrivasse chiaro a tutti coloro che, anche negli ultimi giorni, hanno tentato di negare l'Olocausto ma rivolto anche ai tanti giovani che, celebrando la Giornata della Memoria, capiscano che quello è «il modo più giusto e fecondo per rendere omaggio alla memoria delle vittime della Shoah, al sacrificio, alla Resistenza e alla rinascita del popolo ebraico». Nel corso della cerimonia, aperta dalla proiezione del cortometraggio di Ettore Scola 1943-1997, il maestro Gabriele Lavia ha letto un brano tratto da Se questo è un uomo di Primo Levi, in occasione del 25° anniversario della scomparsa dell'autore. E proprio quando è toccato al presidente della Repubblica prendere la parola si è percepito tutto il suo coinvolgimento. Per ben due volte la sua voce ha tradito una visibile commozione. La prima ricordando il suo viaggio ad Auschwitz di vent'anni fa quando rappresentava il Parlamento italiano con Giovanni Spadolini. E di quella visita rimarrà un ricordo indelebile perché, come sottolineerà poco dopo, «nessuno, dopo questo viaggio, è più lo stesso». Commozione che si ripeterà nel citare la cancelliera tedesca Angela Merkel: «"Se non avessimo l'Europa forse anche la nostra generazione si farebbe la guerra": ecco perché occorre essere vigilanti e fermi contro ogni ricaduta nel nazionalismo, nella ricerca del nemico, nel rifiuto del diverso». Posizioni che immediatamente hanno trovato il pieno appoggio di tutte le forze politiche e soprattutto del Presidente del Senato Renato Schifani che ieri ha voluto ricordare la Shoah visitando il campo di concentramento di Buchenwald in Germania: «Si rimane sempre senza parole e ogni frase diventa superflua, ma è comunque doveroso venire in questi posti per onorare la memoria, le vittime, e dare un segnale ai giovani, che è quello di essere tutori, paladini, della libertà e dei diritti umani. Abbiamo questo dovere da trasmettere loro. Siamo qui per non dimenticare e non far dimenticare».

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