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L'ultima carta dei sindacati si gioca in Parlamento

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Uncompito arduo, quello ricevuto ieri dai capigruppo Pdl a Camera e Senato dalla delegazione dei tassisti. Un impegno che, probabilmente si ripeterà oggi con l'incontro chiesto dalla Cgil Taxi ai parlamentari del Pd. Ferma restando l'ombra sul testo approvato dal Consiglio dei ministri del quale non è stata depositata né diffusa copia. L'unica certezza, a vantaggio della categoria, è che sarebbe stata stralciata la parte che dava la possibilità di consentire a un unico soggetto la proprietà di più licenze. Per il resto sembrerebbe confermata, a svantaggio stavolta dei tassisti, l'extraterritorialità e l'istituzione di un'Authority per decidere l'attuazione delle liberalizzazioni. Tuttavia la determinazione del governo lascia pochi margini di trattativa se non quella costituzionale. Togliere infatti ai Comuni e alle Regioni la competenza in materia di trasporto pubblico locale (e ricordiamo che il sindaco di Roma ha anche i poteri speciali per l'emergenza traffico) cozza con il Titolo V della Costituzione. «I sindaci non devono essere espropriati della possibilità di decidere sulla materia; l'Anci respinge con forza qualsiasi tentativo di "ricentralizzare" le decisioni su questo argomento», così ieri il presidente dell'Anci, Graziano Delrio, è tornato a ribadire con forza la posizione dei sindaci, chiamati in causa anche dai tassisti in protesta nelle piazze italiane. «Come associazione dei Comuni - ha continuato Delrio - non abbiamo ancora affrontato la questione con il governo, il decreto è di 48 ore fa; porremo la questione all'esecutivo e presenteremo le nostre osservazioni una volta che il decreto sarà depositato e conosceremo il testo. Questa questione - ha concluso Delrio - ci preoccupa molto come tante altre, per esempio, l'Authority sulla concorrenza. Su ciascuna di queste questioni faremo delle precise richieste al governo e ai gruppi parlamentari perché siano accolte». Le Regioni Lombardia, Veneto e Piemonte avrebbero già predisposto il ricorso alla Consulta qualora il decreto venisse approvato così come indiscrezioni vorrebbero, mentre l'Assodemoscoop ha già inviato una lettera alla Polverini per fare altrettanto nel Lazio. La «palla» però ora passa ai parlamentari. «Devono metterci la faccia - ha detto il leader dell'Uritaxi Loreno Bittarelli - per questo vogliamo incontrare tutti i partiti». Una partita complessa che ha già diviso i sindacati che in questi giorni e in più di un'occasione hanno mostrato non solo di non tenere più la base ma di avere difficoltà persino a concordare una linea comune. La proposta di «sciogliere i turni» già da oggi è stata prima cavalcata da tutte le sigle sindacali, poi solo dalla Cgil e, infine, verrà decisa oggi dal "parlamentino nazionale" dei tassisti. Una linea confusa quella dei sindacati che rischia di far perdere il contatto con la base. Lo stesso rischio che corrono i partiti. Queste liberalizzazioni così come sono piacciono a pochi e il prezzo politico da pagare potrebbe essere ancora più alto non solo per le categorie interessate ma anche per sindacati e politici. E alcuni dei primi (come l'Uritaxi) andranno al voto tra poco.

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