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Il Pdl dà il consenso alle liberalizzazioni

Il presidente del Consiglio Mario Monti

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Il Pdl dà il suo via libera al decreto sulle liberalizzazioni del governo Monti, ma prima di darne una valutazione di merito approfondita, attende di esaminare il testo definitivo. "Ci sono luci e ombre" e l'esame in Parlamento potrà favorire miglioramenti al testo, dice l'ex ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. In queste ore una task force sta studiando i vari aspetti del provvedimento varato ieri dal Cdm. Al lavoro ci sono Romani, Maurizio Gasparri, Renato Brunetta, Luigi Casero e Massimo Corsaro: a breve arriverà un giudizio complessivo da parte del partito. Dice Romani: "Stiamo studiando i diversi testi che ci sono pervenuti. Si tratta di un decreto molto complesso che supera i 90 articoli. Quindi, è molto più vasto di quanto ci saremmo aspettati. La nostra posizione è di assoluto favore rispetto alla necessità di avviare un processo di liberalizzazione per favorire la crescita e lo sviluppo. Ci auguriamo - dice - di trovare nel testo definitivo quanto occorre al nostro paese per far ripartire l'economia. Sicuramente, da quello che abbiamo visto, ci sono luci e ombre, e un percorso parlamentare ci consentirà di migliorare il testo". LA POSIZIONE DI MONTI "Gli osservatori e gli economisti, e l'ho fatto anch'io, dicono spesso che si può fare di più: ma chi ha la responsabilità del fare fa il massimo che ritiene fattibile". Il presidente del Consiglio Mario Monti ha risposto così, da Tripoli, alle critiche rivolte al "Cresci-Italia" da diverse forze politiche. "E' sempre vero nella vita umana che si può fare di più, non solo nel bene ma anche nel male - ha osservato Monti rispondendo alle domande dei giornalisti - abbiamo cercato di fare molto, bilanciando i carichi e i contributi di ogni categoria chiamata a dare per togliere il gesso dall'economia". "E' normale che si abbia voglia di fare di più - ha proseguito il premier - magari se chi lo dice lo auspica in settori cui non appartiene, auspicando invece di fare di meno nel settore di appartenenza". "Non ho visto comunque molti osservatori - ha concluso il professore - che a 63 giorni dalla nascita del governo abbiano detto che si doveva fare di più".

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