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Non saremo mai come i tedeschi

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Ieri si è detto che l'Italia, dopo aver tentato a lungo di imparare a provare sentimenti molto tedeschi come quelli appena sfoggiati dal nostro premier, non ci sia ancora riuscita. Oggi è stato persino insinuato che potrebbe anche non riuscirci mai. Si prevede quindi che domani verrà confermato che lei, pur non essendo mai stata capace di provare quei sentimenti, lo resterà sempre. È tuttavia sicuro che presto si saprà davvero se sarà eternamente incapace di imparare dal nostro premier a nutrire sentimenti, se non proprio molto tedeschi come i suoi, almeno un pochino tali. Da questi giorni di perplessità e incertezza, e da tutti gli altri giorni simili che inevitabilmente seguiranno, come certamente avverrà fino al momento in cui si apprenderà finalmente se l'Italia sarà o meno per sempre incapace di nutrire almeno qualche sentimento anche soltanto un pochettino tedesco, sembra comunque lecito dedurre che essa, sebbene almeno per il momento non sia ancora riuscita a imparare e nutrirli, potrebbe anche continuare per sempre a non riuscirci. Appare pertanto evidente, anche per il semplice profano, che non si può escludere che l'Italia, pur non essendoci ancora riuscita, non abbia alcuna voglia di riuscirci. Questo è un momento importante nella nostra vita nazionale. Chi sappia scrutare e decifrare gli eventi con la necessaria chiaroveggenza non potrà certo sottrarsi al dovere di ammettere che è molto ragionevole supporre che l'Italia, benché non sia ancora riuscita a imparare a provare dei sentimenti un tantino tedeschi, potrebbe anche non averci mai provato. Chi inoltre si accinga a riconsiderare il contenuto dei molti fieri dispacci che assicurano ogni giorno che l'Italia non è ancora riuscita a imparare a provarli, non potrà non pervenire anch'egli all'ovvia evidente conclusione che non è affatto arbitrario supporre che essa, proprio perché finora non ci è riuscita, probabilmente non ci riuscirà mai. Questa nostra povera patria vorrebbero dunque umiliarla ricordandole ogni giorno che non è ancora riuscìta a imparare a provare quei sentimenti molto tedeschi che persino un allegro secchione come il nostro premier può legittimamente sventolare. Vale a dire contestando il suo diritto a non imparare a provarli; dileggiando la sua infame aspirazione a non imparare mai a provarli; denigrando sia la sua perversa pretesa di rifiutarsi di imparare a provarli sia la sua cinica volontà di ignorare gli insegnamenti di un premier che invece vorrebbe insegnarle a provarli. Resta perciò provato che la nostra patria, perseverando caparbiamente e senza possibilità di ripensamenti nel proposito luciferino di continuare a dimostrarsi assolutamente incapace di imparare a provare dei sentimento tedeschi, rischia di esprimerne uno vagamente antidesco. Cerchiamo tuttavia di non abbandonarci all'euforia. Evitiamo soprattutto i toni di vanaglorioso trionfalismo. Limitiamoci insomma a constatare che la nostra patria, come ben si addice a una nazione che non ha mai smesso di rifiutarsi di imparare a provare sentimenti molto tedeschi, è al tempo decisa a continuare a rifutarsi di imparare a provarli. Bando dunque al disfattismo. Gli sviluppi dei prossimi giorni saranno decisivi e presumibilmente sfoceranno presto nell'annuncio che l'Italia non imparerà mai a provare sentimenti tedeschi. Allora sì che potremo sperare che nei nostri cuori torni a scoppiettare la gioia, e l'immaginazione esulterà nel raffigurarsi come questo possa essere avvenuto, e spunteranno giorni sempre più allegri, e la speranza tornerà a ballare il minuetto non soltanto nelle piazze, ma anche nei nostri salotti, e persino nei nostri uffici, e di nuovo intorno a noi si farà luce. Prepariamoci quindi a festeggiare un evento che passerà alla storia come il giorno in cui la nostra patria riuscì a dimostrare non soltanto di essere stata sempre incapace di provare sentimenti molto tedeschi ma anche di essere fermamente decisa a restarlo. E da questa strepitosa previsione rivelazione, e ancor più dal fatto che che finora nessuno dei suoi cervelloni fuorché il nostro premier sia riuscito a smocciolarla, siamo autorizzati a dedurre che la nostra patria non sarà mai la Germania.  

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