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Tassa per gli immigrati. È scontro governo-Lega

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Il premier Mario Monti lo aveva detto chiaramente durante la conferenza stampa di fine anno: finora il governo ha fatto il «dovuto», adesso si occuperà del «voluto». Insomma, con l'arrivo del 2012, i tecnici potranno finalmente mettere in campo le proprie idee e, se lo ritengono opportuno, rinunciare "all'eredità" di chi li ha preceduti. Nella seconda categoria si inserisce, da ieri, il contributo che ogni straniero dovrebbe pagare per rinnovare il permesso di soggiorno. La norma, contenuta in un decreto firmato dagli ex ministri Roberto Maroni e Giulio Tremonti, prevede un obolo di 80 euro per i permessi di durata compresa tra i 3 mesi e l'anno, 100 tra uno e due anni, 200 per quelli di lungo periodo. A questi vanno aggiunti 27,50 euro per le spese del documento elettronico. Chi intende soggiornare nel nostro Paese, quindi, potrebbe trovarsi a pagare fino a 227 euro almeno che non sia un minore regolare, un richiedente asilo o un cittadino straniero entrato in Italia per ricevere cure mediche. Metà del contributo, prosegue il testo, dovrebbe essere destinato a finanziare le spese per il rimpatrio degli immigrati irregolari, mentre il resto verrebbe assegnato ad altri capitoli di spesa del ministero dell'Interno. Tutto questo, secondo il decreto, dovrebbe entrare in vigore a fine mese, ma è qui che nasce il problema. Già nei giorni scorsi partiti, associazioni e persino la Cei, si erano schierato contro la tassa. E il pressing ha avuto successo. Dal Viminale è infatti arrivata la notizia che i ministri Anna Maria Cancellieri (Interno) e Andrea Riccardi (Cooperazione internazionale e integrazione) «hanno deciso di avviare un'approfondita riflessione e attenta valutazione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati regolarmente presenti in Italia che entrerà in vigore a fine gennaio». In particolare, si spiega, «in un momento di crisi che colpisce non solo gli italiani, ma anche i lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese, c'è da verificare se la sua applicazione possa essere modulata rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del nucleo familiare». L'abrogazione ancora non c'è, ma la frenata con la previsione di un possibile «sconto», basta per far cantare vittoria al fronte dei contrari che ora rilanciano e chiedono all'esecutivo di abolire definitivamente l'obolo. «È una tassa odiosa, frutto di una mania di persecuzione nei confronti degli immigrati - commenta soddisfatta la deputata del Pd Livia Turco -. Apprezziamo la volontà dei ministri Cancellieri e Riccardi di riconsiderarla, ma ribadiamo che l'unica soluzione veramente equa sarebbe la sua abolizione». Sulla stessa linea il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando: «Ci auguriamo che venga eliminata al più presto questa ingiusta e discriminatoria tassa. In quest'ottica accogliamo favorevolmente l'apertura giunta da Cancellieri e Riccardi». E applausi arrivano anche dal Terzo Polo e dal mondo dell'associazionismo, con Caritas ed Acli in testa. Sul piede di guerra, invece, il "padre" del provvedimento Roberto Maroni e l'intero stato maggiore leghista. «Eliminare il contributo - attacca l'ex ministro dell'Interno - sarebbe inaccettabile, imcomprensibile e iniquo, nonché un atto di discriminazione al contrario nei confronti dei cittadini italiani che invece devono pagare per ogni atto pubblico che richiedono». «Diffido il governo - prosegue - dal fare una cosa del genere. Quella che introduce il contributo per il documento di soggiorno agli stranieri è una legge dello Stato approvata dal Parlamento e non si può modificare se non portandola nuovamente in Parlamento, dove la Lega farà le barricate per impedirlo». Rincara la dose Roberto Calderoli: «È davvero incredibile, per non dire vergognoso, vedere che autorevoli ministri del governo di Mario Monti, dopo ave taciuto di fronte alle pesanti misure adottate dall'esecutivo, che vanno a colpire i nostri pensionati e nostri lavoratori che fanno fatica ad arrivare a fine mese, adesso si spendano in prima persona e prendano posizione contro la tassa sul permesso di soggiorno per gli immigrati. Una vergogna davvero». E anche dal Pdl non mancano critiche. «Le nuove norme sul contributo per il rilascio ed il rinnovo dei permessi di soggiorno - scrive su Twitter il presidente del senatori Maurizio Gasparri - sono giuste e non vanno toccate». Mentre per l'ex sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, «dire oggi ai deputati e ai senatori che lo hanno votato che non se ne fa più nulla appare come un gratuito (si passi il termine) sfottò al Parlamento». Insomma anche dopo una riflessione approfondita appare assai difficile che l'esecutivo possa riuscire a portare in Aula un testo alternativo a quello che dovrebbe entrare in vigore a fine mese. Anzi, il rischio concreto è che il tema possa addirittura fermare la corsa del premier Mario Monti. Di certo è curioso che quello che in molti (Lega in testa) hanno già ribattezzato come il «governo delle tasse», finisca sulla graticola perché intende eliminare un'imposta. Nic. Imb.

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