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La mancata crescita ci costa tre volte il debito pubblico

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Trevolte tanto. Lo dimostrano i calcoli dello studio elaborato da Eutekne.Info sull'ammontare complessivo della correzione dei conti attuata dalle diverse manovre che si sono susseguite nel secondo semestre del 2011. Per arrivare a questi risultati, gli esperti di Eutekne hanno preso il documento economico-finanziario del 13 aprile 2011, poi l'aggiornamento al 22 settembre dopo la manovra di Ferragosto del governo Berlusconi e infine quello del 6 dicembre post decreto Salva-Italia targato Monti. Il raffronto fra il primo e terzo ha così dato la sommatoria degli interventi. A quanto ammontano i sacrifici imposti agli italiani? Il susseguirsi di manovre su manovre da luglio a dicembre 2011 ha finito con il far perdere di vista il loro ammontare complessivo finale. Ebbene: a regime, nel 2014, l'insieme complessivo delle manovre susseguitesi tra luglio e dicembre 2011 determina una correzione dei conti di ben 81,2 miliardi. Già nel 2012, comunque, l'ammontare complessivo delle manovre 2011 è di 48,3 miliardi e sale a 75,5 miliardi nel 2013. Resta però da capire quanto della manovra complessiva è costituito da tagli di spese e quanto da incrementi di entrate. Secondo lo studio, per il 37,32% è costituita da tagli di spese (30,3 miliardi) e per il restante 62,68% da incrementi di entrate (quasi 51 miliardi). Nell'immediato, lo sbilanciamento verso l'utilizzo della leva fiscale è ancora più marcato: per l'anno 2012, ben il 79,54% della correzione dei conti è fondato sull'incremento e sull'introduzione di imposte (appena il 20,46% la parte basata su tagli di spesa). È inoltre interessante osservare che: a fronte di una "contribuzione" del 73,62% alla manovra complessiva, il governo Berlusconi ha contribuito alla parte costituita da tagli di spesa per il 69,21% ed a quella costituita da incrementi di imposte per il 76,25 per cento. A fronte di una "contribuzione" del 26,38% alla manovra complessiva, il governo Monti ha invece contribuito alla parte costituita da tagli di spesa per il 30,79% e a quella costituita da incrementi di imposte per il 24,75 per cento. «A regime, sul 2014, degli 81,2 miliardi di correzione complessiva dei conti solo 49,4 miliardi si tradurranno in azzeramento del deficit e sua sostituzione con un avanzo di bilancio», spiega il direttore di Eutekne.info, Enrico Zanetti. Detto in altre parole: per poter incidere sul disavanzo / avanzo di bilancio per quasi 50 miliardi, siamo stati costretti a varare manovre per complessivi 81,2 miliardi. «Si sono infatti dovuti coprire i maggiori oneri derivanti dall'aumento del costo del debito pubblico, cresciuti in misura pari a oltre 8 miliardi rispetto all'ultima stima precedente a luglio 2011. Ma anche le minori entrate derivanti dalla revisione al ribasso dei tassi di crescita del Pil, quantificate in misura pari a 22,8 miliardi. Ciò dimostra che la mancata crescita economica costa quasi il triplo della esplosione del costo del debito pubblico». Cam. Con.

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