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La crescita aspetta un altro mese

Il premier Mario Monti durante la conferenza stampa di fine anno

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Per vedere le prime misure sulla crescita bisognerà aspettare un altro mese. Mario Monti nella conferenza stampa di fine anno non svela quel che il governo ha in mente per far uscire l'Italia dalla palude della recessione ma fissa un calendario entro il quale l'esecutivo dovrà finalmente dare sostanza a quello che per il momento sono solo «dossier che stiamo studiando». Ancora una volta le date le fissa l'Europa: il 23 gennaio il premier andrà a Bruxelles alla riunione dell'Eurogruppo e lì si presenterà con un piano sulle liberalizzazioni e sulla concorrenza. Il 30 gennaio sarà la volta del Consiglio europeo al quale Monti dovrebbe portare il suo piano per la riforma del mercato del lavoro. O al massimo al successivo Eurogruppo che si terrà a febbraio. Altra data limite è quella di aprile quando a Bruxelles tutti gli stati che fanno parte della Ue devono presentare il «Piano nazionale delle riforme». In quel documento – che però Monti annuncia di voler anticipare – prenderanno corpo tutti gli altri provvedimenti. L'inizio della conferenza stampa – alla quale partecipano anche i giornalisti della stampa estera – non è incoraggiante per chi si aspettava notizie sul consiglio dei ministri che si è svolto mercoledì e terminato con la consegna del silenzio: «Non ho nessuna misura specifica da annunciare oggi», spiega senza battere ciglio il premier. E le domande per riuscire ad avere qualche brandello di anticipazione si scontrano con la sua replica monocorde: con i ministri stiamo esaminando i dossier e li presenteremo appena saranno pronti. È la risposta, ad esempio, a chi gli chiede se nella lotta all'evasione entrerà anche un accordo con la Svizzera per i capitali esportati – «è una ipotesi che stiamo analizzando ma non ho ancora completato l'esame dei documenti» – ed è lo stesso quando gli viene chiesto se lo Stato cercherà di rendere più veloci i pagamenti verso i fornitori: «Stiamo lavorando su questo tema ma per ora non abbiamo potuto dargli la priorità». Così piuttosto che delle misure della Fase2 – che Monti ribattezza decreto «Cresci Italia» – il premier preferisce difendere i provvedimenti approvati fino a oggi. Con un doppio avvertimento: «Nessuno pensi che serva un'altra manovra ma neppure che una volta prese misure così robuste ora ci sarà una larghezza finanziaria». Insomma il tempo dei sacrifici non è finito e Monti lo sottolinea continuamente. Insieme a un altro refrain, la ricerca dell'equità: «Abbiamo lavorato per rendere più omogenea la preoccupazione complessiva». E agli economisti che gli rimproverano una manovra solo recessiva replica spiegando che il suo governo non aveva altra scelta. «Quella che abbiamo fatto non è una manovra espansiva, ma questo non era nel novero delle cose realistiche. Però non farla significava correre il rischio di una esplosione recessiva». Ma nella risposta c'è anche un sottofondo polemico: «Rassicuro gli economisti che mi hanno mandato tanti messaggi che anche io so un pochino di economia e so anche io che la manovra ha molti inconvenienti. Ma non siamo stati noi a prendere l'impegno di raggiungere il pareggio di bilancio. Non prendo una posizione di critica ma è possibile pensare che un governo entrato in carica il 16 novembre potesse disattendere gli impegni presi dal suo predecessore? Non dobbiamo e non possiamo, sarebbe stato rovinoso per l'Italia». Poi la promessa: «Fin qui c'è stato l'atto dovuto, l'atto voluto – e Monti sottolinea la parola – inizia oggi. E negli spazi modesti di come farlo abbiamo cercato di lavorare in modo strutturalmente equo». Il Professore si lascia andare anche a una lezioncina economica sullo spread, arrivando alla conclusione che oggi, anche se il differenziale è stabile da giorni sopra la soglia fatidica dei 500 punti, va meglio che in passato: perché un mese fa era la Bce che comprava i nostri titoli e ora non lo fa più. Quindi adesso camminiamo con le nostre gambe. «Però – si lascia andare – se da economista devo dire che è il mercato che stabilisce il prezzo è pur vero che nei fondamentali della nostra economia non c'è nulla che giustifichi un dato così alto». Basterà a convincere gli speculatori?

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