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Coesione e crescita, Napolitano chiude il 2011

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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Di certo non sarà un discorso come tutti gli altri. E il perché è semplice: il 2011 è stato un anno anomalo. In cui l'Italia si è trovata ad affrontare emergenze politiche, economiche e sociali che non sembrano avere precedenti, se non richiamando alla memoria la stagione del terrorismo o del secondo Dopoguerra. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano più volte, nei mesi passati, ha sottolineato questa congiuntura «estremamente difficile». Ed è assai probabile che decida di riprendere il concetto in occasione del suo consueto discorso di fine anno. Assieme ad altri temi forti come quello della coesione nazionale, della necessaria equità e del senso di responsabilità di partiti, istituzioni e parti sociali, necessario per affontare le difficili sfide del presente e del futuro. Dopotutto il 2011 è stato anche l'anno del 150° anniversario dell'unità d'Italia. Ed è all'interno di questa cornice che il presidente si è mosso per indicare la strada da percorrere e rilanciare quello spirito che spinse gli italiani a superare i personalismi e costruire lo Stato unitario. Fin dall'apertura ufficiale delle celebrazioni, il 17 marzo, quando nel suo discorso a Montecitorio disse: «Reggeremo alle prove che ci attendono, come abbiamo fatto in momenti cruciali del passato, perché disponiamo anche oggi di grandi riserve di risorse umane e morali. Ma ci riusciremo ad una condizione: che operi nuovamente un forte cemento nazionale unitario, non eroso e dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità». Oggi, dopo il passo indietro di Silvio Berlusconi, il contesto appare molto più vicino a quell'auspicio. Non a caso, il 20 dicembre, in occasione del tradizionale scambio di auguri il Quirinale, il Capo dello Stato ha spiegato e difeso la scelta di affidare il mandato a Mario Monti - evitando il voto anticipato - sottolineando la necessità di realizzare un'ampia convergenza attorno a decisioni «difficili e impegnative». Il percorso del decreto Salva-Italia è sicuramente un esempio di quell'ampia convergenza. Anche se è chiaro che, dopo i sacrifici, ora l'attenzione di Napolitano è tutta focalizzata su un altro tema: la crescita. Ieri il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera è stato ricevuto al Quirinale. Oggi ci sarà la riunione del consiglio dei ministri, domani la conferenza di fine anno del premier. Gli interventi veri, però, dovrebbero essere rinviati al 2012. Assai probabile, quindi, che nel suo discorso del 31 dicembre Napolitano indichi nuovamente la rotta richiamando l'attenzione di tutti su giovani, famiglie e mondo del lavoro. Settori della società che, più di altri, hanno dovuto sopportare il peso della crisi. Insomma nonostante il suo ruolo, più volte rivendicato, di «arbitro imparziale», il suo sarà un discorso da premier.

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