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Gli Usa comprano pezzi di Europa

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Non è ancora partito il segnale del «Buy Europe» ovvero comprare tutto quello che resta di valore nel Vecchio Continente piegato dalla crisi dei debiti sovrani. Ma qualche passo in avanti qualcuno lo ha già fatto. Soprattutto da Oltreoceano da dove timidamente istituzioni finanziarie e aziende americane si sono messe in lista per rilevare gli asset di banche europee sotto stress e a caccia disperata di liquidità per rafforzare il proprio capitale. La fame di soldi sta portando molte banche del Vecchio Continente a mettere sul mercato i pezzi più pregiati del loro portafoglio mobiliare e immobiliare. Una necessità dettata dalle esigenze di ricapitalizzazione imposte dall'autorità di supervisione bancaria europea e resa più acuta dalla difficoltà di reperire fondi sul mercato e, soprattutto, chiedendo ai propri azionisti. Tutti in Europa a comprare quindi visto che le istituzioni Ue - secondo quanto riporta il New York Times citando Hum van Steenis, analista di Morgan Stanley - si disferanno di asset per 3 mila miliardi di dollari nei prossimi 18 mesi.   I primi acquisti sono già partiti. Il gruppo Blackstone ha infatti acquistato dalla tedesca Commerzbank 300 milioni di dollari di mutui immobiliari garantiti da proprietà, incluso l'hotel Mondrian South beach in Florida e quattro hotel Sofitel a Chicago, Miami, Minneapolis e San Francisco. La Commerzbank è una delle banche maggiormente sotto pressione dall'Eba, l'autorità guidata da Enria, per raccogliere 5,3 miliardi di dollari in nuovo capitale entro la metà del 2012. Non solo banche a stelle e strisce hanno cominciato ad aprire il portafoglio per acquistare in Europa. Google, Il colosso del web, ha comprato il palazzo Montevetro a Dublino dall'irlandese National Asset management Agency.   «C'è chiaramente una ristrutturazione e un dimagrimento delle istituzioni finanziarie europee» ha affermato, Timothy J. Sloan, chief financial officer di Wells Fargo, al New York Times. Wells Fargo ha acquistato lo scorso mese 3,3 miliardi di dollari di mutui immobiliari da una banca irlandese. Nello stesso tempo Kkr, il colosso dell'investimento in capitale aziendale - ha evidenziato il New York Times - sta valutando potenziali investimenti in Grecia nonostante l'allarme default di Atene o la possibilità che la Grecia esca dall'area euro. L'eventuale dissoluzione della moneta unica non spaventa più gli operatori finanziari che si stanno infatti organizzando per affrontare le transazioni con le vecchie valute europea. A scriverlo è stato il Wall Street Journal citando fonti ben informate: «Almeno due banche di caratura mondiale hanno preso delle misure per ritornare ad effettuare transazioni in vecchie valute della zona euro tra cui lira, dracma e escudo». Le banche in questione avrebbero già contattato Swift, l'azienda belga che gestisce i sistemi per le transazioni finanziarie internazionali, per avere la tecnologia e i codici necessari. A guardare i gioielli europei non ci sono però solo gli americani. Alla finestra restano per ora i fondi sovrani dell'Estremo e del Medio Oriente. Il loro ingresso pone maggiori problematiche dal punto di vista della strategicità degli asset nel mirino. Le avances ci sono. I cinesi sono pronti a comprare aziende così come il fondo del Qatar.

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