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"Tagli anche alle Forze Armate"

Il ministro della Difesa ammiraglio Giampaolo di Paola

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«Il piano di sacrifici richiesti per uscire dalla crisi riguarda tutti gli italiani. I militari sono anche italiani e, dunque, i sacrifici riguarderanno anche loro». Diretto, senza preamboli o equilibrismi in politichese, il ministro Giampaolo Di Paola ha spiegato durante l'annuale conferenza stampa in occasione del Natale la ricaduta della manovra «salva Italia» sulla Difesa. Per le forze armate italiane il 2012 sarà all'insegna di un «ridimensionamento considerevole» a tutti i livelli, perché i progetti attuali per la Difesa non sono più sostenibili alla luce della crisi. Questa la sintesi del ministro della Difesa, Di Paola. «Il 2012 sarà di lavoro sulla ridefinizione dello strumento militare, per portarlo a essere coerente con le risorse finanziarie e con il decreto salva-Italia», ha detto il ministro della Difesa. «Chiaramente questo strumento com'è oggi e come lo stavamo pianificando non è sostenibile. La funzione delle forze armate non è di essere un ammortizzatore sociale. Quindi, è chiaro che dovremo ridimensionare uomini, strutture, proprietà immobiliari e certe ambizioni», ha proseguito Di Paola, senza fornire dettagli sui numeri e limitandosi a parlare di un «ridimensionamento molto significativo». Il ministro-ammiraglio è stato «de core» come ha voluto precisare, parlando con schiettezza. Di Paola, infatti, ha esordito spiegando di non voler fare «un consuntivo visto che non gli apparteneva come responsabilità», piuttosto «voglio fare un preventivo». «Toccheremo tutte le componenti dello strumento militare. Soprattutto per quanto riguarda gli uomini, i tempi dipenderanno dalle soluzioni che sapremo adottare per facilitare gli esodi del personale», ha detto il ministro. «Noi ci porremo un obiettivo di ridimensionamento di strutture, mezzi e programmi», ha insistito Di Paola. Per quanto riguarda i tempi, «soprattutto per la componente uomini che va trattata con rispetto, dipenderanno dalle soluzioni che sapremo adottare per facilitare esodi del personale verso altre strutture», ha precisato ancora. Tutto ciò avverrà, ha detto il ministro, «oltre naturalmente al flusso naturale dell'esodo legato all'età: la riforma della pensioni potrebbe creare un effetto certamente importante». Il ministro della Difesa ha insistito sul concetto che «le risorse vanno bilanciate, fra quelle destinate al personale e quelle che riguardano il capitolo dello strumento militare: se non c'è un bilanciamento, allora la Difesa è inefficace e le tasse da cui si ricavano le risorse verrebbero inutilmente pagate dagli italiani. Se la Difesa se non garantisce la sua efficienza e la sua efficacia lo strumento militare diventa di fatto inutile». Da capo di Stato maggiore della Difesa Di Paola aveva sostenuto con convinzione una riforma dello strumento militare che prevedesse tra l'altro un ridimensionamento in termini di personale. Si tratterebbe di circa 40mila uomini in meno rispetto all'attuale modello che conta circa 190mila militari. Il ministro-ammiraglio ha, poi, precisato che ci sarà comunque continuità sul fronte dell'impegno militare all'estero, in Afghanistan come in Libano - con l'Italia che da gennaio tornerà a guidare la missione Unifil -, in Kosovo - dove a causa della situazione politica i tempi del nostro impegno militare si prospettano più lunghi del previsto - e nella lotta alla pirateria. Per quanto riguarda la Libia, «si discuterà nelle prossime settimane quale contributo» l'Italia potrà dare, sulla base delle richieste libiche. Di Paola ha aggiunto che «chiaramente l'Italia ha un grosso interesse strategico a che la Libia evolva verso una situazione di stabilità e di sicurezza». Mentre in Iraq la fine della missione Nato, che vedeva la nostra partecipazione, si chiuderà il 31 dicembre. Confermati anche gli impegni di addestramento di forze di sicurezza di vari Paesi, come ad esempio in Somalia, le cui forze di sicurezza vengono istruite nel territorio dell'Uganda. Per quel che riguarda l'impegno delle Forze armate sul territorio nazionale con compiti di sostegno all'attività di ordine pubblico, Di Paola ha sottolineato il «dovere di concorrere là dove necessario. Si tratta certo di un settore non prioritario, ma se ci sarà richiesto un contributo continueremo a darlo».   Un accenno, infine, alla situazione internazionale dopo la morte del leader della Nord Corea. La scomparsa del presidente Kim Jong-Il ha creato una situazione che «deve essere motivo di attenzione», ma non destare «preoccupazione immediata». «Deve essere motivo di attenzione perché quando c'è una transizione da un leader a un altro, ancorché i processi in Nord Corea siano alquanto consolidati, possono sempre avvenire fatti imprevedibili».

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