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Berlusconi: potrebbe servire un'altra manovra

Silvio Berlusconi a Marsiglia per il congresso del Ppe

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"Può darsi che si debba arrivare a una manovra correttiva". Lo ha detto Silvio Berlusconi durante una pausa del processo Mills. L'ex presidente del Consiglio ha aggiunto, rispondendo alle domande dei cronisti che "il problema non è italiano ma è europeo. Se non riusciamo ad avere una banca centrale che possa dare garanzie dei debiti sovrani non credo si riusciranno a risolvere i problemi dettati da questa crisi". "Tutte le manovre hanno questo difetto: inducono alla recessione", ha detto l'ex premier sul decreto salva Italia in attesa di essere approvato in via definitiva dal Senato. A chi gli ha fatto notare che ieri il ministro dello Sviluppo economico e infrastrutture Corrado Passera ha detto tutt'altro e ha parlato di una seconda fase di crescita e di rilancio dell'Italia, Berlusconi ha risposto: "Vedremo. So per quanto ci riguarda che con il mio governo siamo riusciti a tenere i conti in ordine senza imporre nuove tasse, soltanto con il taglio delle spese". "Qui si è cambiata strada - ha aggiunto l'ex premier - si sono tagliate poche spese e si è proceduto nell'imposizione di nuove tasse, nell'incremento della pressione fiscale". "Ma non ho mai parlato di staccare la spina" al nuovo esecutivo. "C'è un governo, facciamogli gli auguri e lasciamolo lavorare", ha detto ancora Berlusconi. IL PARTITO E TREMONTI Per quanto riguarda il partito il Cavaliere non mostra preoccupazione né per quanto riguarda la tenuta del Popolo delle libertà, né per l'ipotesi della creazione di un gruppo autonomo facente capo all'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.  A margine dell'udienza al Tribunale di Milano, Berlusconi ha presentato il Pdl come un "partito davvero democratico con una larghissima base di componenti per dotarsi di una nuova e più giovane classe dirigente". Il riferimento è ai congressi provinciali che si stanno tenendo sul territorio italiano; per quanto riguarda, invece, l'eventualità che Tremonti possa riposizionarsi, Berlusconi ha semplicemente risposto: "Tanti auguri". FREQUENZE TV L'ex premier, Silvio Berlusconi, parte dal presupposto che "con il diffondersi delle frequenze, queste non hanno più valore", per spiegare che difficilmente potranno rintracciarsi interessati qualora il governo decida di aprire un'asta per la vendita delle frequenze lasciate libere con il passaggio al digitale. Durante una pausa dell'udienza del processo Mills, Berlusconi ha spiegato che "i costi per il contenuto delle frequenze superano grandemente i ritorni che si possono avere. Io non credo che ci sia nessuno particolarmente interessato a fare investimenti per ottenere una frequenza". L'ex presidente del consiglio ha poi fatto notare che chiaramente "come Sky ha detto di non essere interessata". E di credere che sulla stessa linea si trovino anche Mediaset e Rai. "Una frequenza - ha proseguito - oggi è un bene che non ha mercato", ma nonostante questo l'augurio è quello di riuscire "a fare cassa".

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