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I senatori assenti saranno "multati"

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Il presidente del Senato Renato Schifani

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I senatori assenti saranno «multati». Il Consiglio di presidenza di Palazzo Madama ha stabilito ieri una misura senza precedenti: il taglio della diaria (una delle voci dello stipendio di un onorevole) in caso di assenza alle votazioni delle Giunte o delle Commissioni. Sarà trattenuto un trentesimo della diaria (3.500 euro), cioè 116 euro per ogni votazione «marinata». Resta in vigore, ovviamente, la norma del 2002, che prevede la riduzione di un quindicesimo della diaria (233 euro) se il senatore non partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate in Aula nella giornata. Ma ieri è arrivato anche l'ok definitivo al sistema contributivo per la pensione di senatori e deputati. Scatterà il 1° gennaio 2012. Addio dunque ai vitalizi ottenuti dopo una legislatura (5 anni) e pari a quasi 2.500 euro al mese. Adesso la pensione sarà maturata sempre dopo 5 anni di contributi ma a 65 anni (60 nel caso di più mandati). Se gli eletti della prossima legislatura, dunque, avranno la pensione come tutti i comuni mortali, a quelli in carica si applicherà un sistema pro rata, determinato dalla somma della quota di assegno vitalizio maturato alla data del 31 dicembre 2011, secondo i Regolamenti in vigore, e di una quota corrispondente all'incremento contributivo riferito agli ulteriori anni di mandato parlamentare esercitato (presumibilmente uno e mezzo). Invece di 2.500 euro avranno intorno ai 2.200 al mese. Restano invece «incastrati» gli ex senatori ed ex deputati che non percepiscono ancora il vitalizio: dovranno attendere di avere 65 anni se in possesso di una contribuzione corrispondente a 5 anni di mandato parlamentare. Anche in questo caso l'età può scendere per ogni anno in più di contribuzione fino a 60 anni. Avranno il sistema contributivo anche i dipendenti di Camera e Senato. Soddisfatto il presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, che ha sottolineato che l'ufficio di presidenza ha deliberato la riforma all'unanimità. «Così - ha osservato - il Parlamento sarà sempre più in sintonia con il clima e le esigenze del Paese». Poi ha aggiunto che a gennaio «ci occuperemo dell'adeguamento dell'indennità dei parlamentari. Lo faremo con equità e rigore ma senza arrenderci alle spinte pericolose e irragionevoli dell'antipolitica».   L'unanimità non c'è stata invece nell'ufficio di presidenza di Montecitorio, che ha approvato la norma sui vitalizi: hanno votato contro l'Italia dei Valori e la Lega Nord, che hanno ritenuto «insufficienti» i provvedimenti. Contenta la vicepresidente della Camera Rosy Bindi (Pd), secondo cui la riforma dei vitalizi è «giusta, equa, seria e forte». Su proposta della stessa Bindi è stata approvata una modifica al regolamento interno che permetterà ai singoli deputati di «concordare un regime meno favorevole per se stesso o di rinunciare totalmente al vitalizio». Un provvedimento preso con l'intento di rispedire al mittente proprio le proteste di Idv e Lega. «Chi pensa che il metodo di calcolo contributivo - ha detto la Bindi - dovesse essere applicato anche ai vitalizi maturati in passato, potrà chiedere che per il proprio vitalizio così si faccia». Ora la palla passa alle Regioni che, in tanti casi, hanno una legge ancora più favorevole di quella che era prevista per i parlamentari. L'Abruzzo, l'Umbria e l'Emilia Romagna hanno già abolito il vitalizio (dalla prossima legislatura). In questi giorni toccherà alla Regione Lazio, dove il vitalizio si può conquistare anche a 50 anni (l'età sarebbe 55 ma basta rinunciare a una piccola percentuale per averlo 5 anni prima). Vale 3.100 euro netti al mese con una legislatura, 5.200 con due e 6.100 euro con tre legislature. L'articolo 11 della legge finanziaria regionale, che dovrebbe essere approvata prima di Natale, prevede di innalzare l'età a 60 anni (anche per gli ex consiglieri che sono in attesa di riceverlo). Non solo. Fissa l'aumento, dal 27 al 32%, della trattenuta sull'indennità (9 mila euro al mese) per pagare il vitalizio e dall'1 all'8% del prelievo sull'indennità di funzione che, nel caso di un presidente di Commissione o di un capogruppo, è di 1.500 euro. Non sarà facile, gli inquilini della Pisana annunciano battaglia.

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