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La "virtuosa" Lombardia con 8 milioni di vitalizi l'anno

La sede della Regione Lombardia

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Un rapporto della Corte dei Conti spiega che le Regioni varate nel 1970, in teoria per alleggerire lo Stato, si sono allargate a dismisura. Oggi, le 15 Regioni a statuto ordinario hanno 40.384 dipendenti, 78,8 lavoratori ogni 100mila abitanti. In Lombardia, la Regione più virtuosa, la media è di 34 impiegati ogni 100mila abitanti. Il confronto con altri enti è impietoso. Prendiamo il Molise, la peggior Regione in assoluto: 291 dipendenti ogni 100mila abitanti, ovvero 8 volte e mezzo di più rispetto alla Lombardia. In Molise, a fronte di 320mila abitanti, sono 934 i dipendenti regionali; figurano poi la bellezza di 87 dirigenti, undici volte di più, in proporzione, di quelli che avrebbe allineandosi ai parametri lombardi. Quando si scrive di caste regionali, il modello formigoniano spunta sempre fuori come esempio da seguire o dal quale chi si discosta troppo finisce all'inferno degli sprechi. È un benchmark. E non solo per il sistema sanitario locale. Ma la Lombardia è davvero così virtuosa? E dove si nascondono i rischi della casta in questa ricca Regione del Nord che di recente è finita anche alla ribalta delle cronache giudiziarie per tangenti (il caso del vicepresidente del Consiglio regionale Nicoli Cristiani) e nomine poco meritocratiche (il caso della consigliera Minetti che ancora imbarazza il governatore)? In Lombardia l'indennità di fine mandato di un consigliere è due volte e mezzo più ricca rispetto a quella delle altre Regioni e rispetto al numero degli abitanti il consiglio regionale lombardo costa ogni anno 7,7 euro pro capite. Non solo. Pesano per più di mezzo milione di euro al mese sulle casse pubbliche, i vitalizi per gli ex consiglieri regionali della Lombardia che hanno maturato il diritto a riscuotere l'assegno. Venti di loro, in un elenco che ne comprende per ora 206, arrivano a incassare dai 3.800 euro in su, fino agli oltre 5mila che spettano a Luciano Valaguzza, vent'anni di attività consiliare fra Democrazia Cristiana e Forza Italia. Nel mese di ottobre dalle casse del Consiglio regionale sono usciti 575.736 euro per pagare i vitalizi. In un anno si tratta di circa 8 milioni di euro calcolati sulla base del numero attuale di aventi diritto, ovvero gli ex consiglieri che hanno compiuto i 60 anni di età. Cinque anni di legislatura consentono oggi di incassare fra i mille e i duemila euro di vitalizio, attraverso una trattenuta obbligatoria del 25% sull'indennità, anche se diversi beneficiari incassano meno, essendo rimasti in carica per un periodo inferiore. Il vitalizio regionale può anche essere cumulato con altri trattamenti pensionistici o retributivi, ma viene sospeso temporaneamente quando chi lo riceve viene eletto in Parlamento o in un Consiglio regionale. Proprio su questo capitolo di spesa al Pirellone si è aperta una riflessione bipartisan. Che il 5 dicembre ha portato a una svolta decisiva: il Consiglio regionale ha tagliato del 10% le indennità di carica dal primo gennaio prossimo e ha eliminato, ma solo a partire dalla prossima legislatura, il vitalizio e il trattamento di fine mandato dei consiglieri regionali. L'assemblea ha infatti approvato con sole 5 astensioni di Idv e Sel la legge regionale per il taglio dei costi della politica, che non prevede però interventi sui diritti già acquisiti dagli ex consiglieri, come chiedevano i gruppi di opposizione. La maggioranza Pdl-Lega ha votato compatta no alle proposte presentate da Pd e Idv, che con emendamenti separati chiedevano di far slittare da 60 a 65 anni di età il limite per poter riscuotere l'assegno e di stabilire un taglio del 10% ai vitalizi già erogati, cioè nella stessa misura del taglio alle indennità dei consiglieri in carica, che entrerà in vigore dal primo gennaio. L'Aula ha anche respinto le proposte di modifica alla legge avanzate dalla stessa Italia dei Valori, per vietare il cumulo del vitalizio regionale con altre retribuzioni o vitalizi a carico della pubblica amministrazione. Attualmente il Consiglio regionale spende quasi 8 milioni di euro all'anno per erogare l'assegno mensile a circa duecento ex membri dell'assemblea lombarda che hanno già compiuto 60 anni. Con i tagli approvati - che inoltre riguardano l'eliminazione dei rimborsi di trasferta fuori Regione - il Pirellone stima comunque di risparmiare circa un milione di euro all'anno. La nuova legge regionale aumenta anche da 1/18 a 1/12 la trattenuta sulla diaria per ogni seduta mancata. All'unanimità sono inoltre stati approvati due ordini del giorno del Pdl e della Lega Nord che chiedono l'introduzione dei costi standard per la determinazione dei costi delle Assemblee legislative, affinché si possa prendere come «esempio la virtuosità della Lombardia che è quella che costa meno in proporzione al numero di abitanti». È infine passato - un po' a sorpresa, col voto segreto - un ordine del giorno del Pd che chiede al governatore Formigoni di «ritirare la nomina dei sottosegretari e di rinunciare al rinnovo delle consulenze istituzionali». Secondo gli esponenti dell'opposizione, da quando si è insediato (nel '95) il governatore ha progressivamente svuotato l'amministrazione, accentrando su di sé il controllo e trasferendo le funzioni strategiche a società ed enti pubblici economici. La giunta, gli assessorati e il consiglio sarebbero dunque stati depotenziati; la gestione di parti delicate, come gli appalti e la tesoreria, trasferita alle varie Finlombarda, Infrastrutture lombarde, Lombardia informatica, nei cui consigli d'amministrazione siedono uomini di osservanza formigoniana. Qualche perplessità è stata del resto sollevata anche dalla più imparziale Corte dei Conti che nella sua relazione sul bilancio 2010 della Lombardia scrive: «Occorre rilevare che la maggior parte delle entrate sono proprie della Regione ma dipendono ancora da meccanismi gestionali che non rientrano nella disponibilità dell'amministrazione regionale. Quelle veramente regionali rappresentano una quota non elevata delle complessive entrate e, soprattutto in relazione ad esse (patrimoniali o riferite a proventi da concessioni o sfruttamento di beni regionali) l'Amministrazione regionale potrebbe attivare una verifica al fine di appurare il grado di efficacia dell'azione amministrativa, anche per accertare se siano possibili miglioramenti».

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