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Addio ristorante, arriva il self service

Il Transatlantico, il grande salone dove s'incontrano fuori dall'Aula deputati e giornalisti

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Addio al ristorante della Camera, arriva il self service. I deputati e i giornalisti parlamentari dovranno rinunciare al tavolo riservato e al servizio a cinque stelle al primo piano del Palazzo, accanto alla buvette, a pochi passi dall'Aula. Invece riempiranno il vassoio scegliendo direttamente al buffet. Un cambiamento che porterà un risparmio di 7 milioni di euro in tre anni. La proposta dei questori di Montecitorio sarà formalmente approvata la prossima settimana e diventerà realtà tra pochi mesi, alla scadenza dei contratti per il servizio ristorazione. Con la chiusura del ristorante, i self service diventerebbero due: uno, infatti, si trova, da tempo, al piano terra, ed è riservato ai dipendenti. La cucina sarà unica: un capiente montacarichi porterà il cibo da un piano all'altro. «Ma io ho cercato di fare in modo che mangiassimo tutti nello stesso posto - spiega il questore Antonio Mazzocchi, che ha proposto per primo l'idea del self service - Così si socializza di più. Funziona già in questo modo a Bruxelles, dove politici, giornalisti e dipendenti mangiano insieme». C'è anche un altro vantaggio: finiranno le discussioni tra cronisti e deputati. «I primi hanno soltanto due tavoli a disposizione e spesso i parlamentari li occupano». Ovviamente cambierà anche il menù. Un pasto completo costerà tra i 10 e i 12 euro. «Se poi qualcuno vuole mangiare l'aragosta, potrà ordinarla ma la pagherà a parte», spiega Mazzocchi. Ci vorrà un po' di tempo: «La prossima settimana il collegio dei questori si riunirà e stabiliremo le tappe nello specifico. Io proporrò che alla scadenza del contratto con la società che gestisce attualmente il ristorante, la stessa possa avere l'appalto per organizzare il self service. Poi, ovviamente, si farà il bando». Chissà se l'abolizione del ristorante placherà le proteste del popolo anti-Casta, che s'è fatto sentire soprattutto negli ultimi mesi. Invece resterà, almeno per ora, il ristorante al Senato. Dopo la rivolta sul web di quest'estate, seguita alla pubblicazione del menù su molti siti internet, il presidente Renato Schifani ha imposto di aumentare i prezzi dal 1° settembre. I senatori non hanno gradito perché un pasto completo è passato da 4-5 euro a 30 euro. Un prezzo che ha spinto alcuni gruppi politici a firmare convenzioni con i locali della zona per assicurarsi un risparmio rilevante: per un menù «turistico», infatti, non si spendono più di 15 euro. Dal canto suo, Mazzocchi dà un consiglio ai colleghi di Palazzo Madama: «Sostituiscano anche loro il ristorante con il self service. In questo modo gli onorevoli e i giornalisti pagheranno tutto di tasca propria. Oggi, invece, dobbiamo colmare una differenza di 3-4 milioni».

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