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Monti al lavoro. Alfano avverte: "Pdl leale ma non subalterno"

Il Presidente del Consiglio Mario Monti (D) con il neo ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata

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Primi passi al governo per Mario Monti. Dopo la fiducia record di ieri, il professore oggi trascorre la giornata ("intensa, come le precedenti", si limita a dire) tra Palazzo Chigi e il ministero dell'Economia per studiare i dossier e preparare i primi provvedimenti. A cominciare dallo schema di decreto legislativo su Roma Capitale che lunedì approderà in Consiglio dei ministri. IL TOUR DEL PREMIER Più che a Roma, Monti guarda all'Europa, dove martedì esordirà in veste di premier incontrando Josè Manuel Barroso ed Herman Van Rompuy. Poi giovedì il vertice a tre con il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel. Appuntamenti che consentono di far slittare più avanti la partita dei viceministri e sottosegretari. L'identikit dei candidati a entrare nella squadra di governo lo ha disegnato ieri lo stesso Monti: sobrietà e competenza, due requisiti che ricalcano la stessa linea tenuta durante la formazione del governo. Nel suo primo giorno da presidente del Consiglio a tempo pieno, non mancano le stoccate di una parte della maggioranza che lo sostiene. In particolare il Pdl (ancora diviso al suo interno sull'opportunità di dare il via libera all'esecutivo tecnico) mette i paletti sulla strada del professore. "Saremo leali ma non subalterni e quindi, se ci saranno deviazioni e forzature, non avremo esitazione a negare il nostro sostegno", avverte Angelino Alfano. Il Terzo polo fa argine: Monti davanti ha "una montagna da scalare" ma "se fallisce lui, fallisce l'Italia", ammonisce Gianfranco Fini. Per il presidente della Camera "questo è l'ultimo governo in grado di far uscire l'Italia dalla crisi" e annuncia "sostegno leale" a un governo che "ha una montagna da scalare ma che ha idee chiare" e "l'obiettivo di creare le condizioni per una società del domani migliore grazie a riforme, importanti e necessarie, che toccherano tutti a partire dai più fortunati e dai più privilegiati". Il punto è che "o l'Italia si salva tutta assieme o affonda tutta insieme", non ci sono distinzioni Nord-Sud che reggano.  Il terzo polo non pone condizioni al governo Monti. "Siamo con lui - spiega Pier Ferdinando Casini - senza se e senza ma, perché vogliamo salvare l'Italia che altrimenti va a rotoli. Quindi non si possono mettere paletti sulla strada del presidente del Consiglio. Lui ha detto rigore, ma con equità, sacrifici ma con proporzione: chi più ha più deve contribuire". Per Francesco Rutelli "è iniziata una stagione nuova per la politica e io spero che finisca finalmente al stagione delle due curve da stadio, la contrapposizione, l'asprezza e il disprezzo debbono finire per il bene dell'Italia tutta". Massimo D'Alema si rivolge direttamente al Pdl, chiedendo sostegno a un governo che ha davanti "una situazione molto difficile. Spero che tutti lo aiuteranno ad affrontare questi problemi. Innanzitutto il partito del presidente del Consiglio uscente", rimarca. "Fortunatamente - dice ancora D'Alema - l'Italia torna ad avere un goeverno che viene preso in considerazione" dall'Europa. ALFANO "LEALI MA NON SUBALTERNI" Alfano tiene il punto e getta sul tavolo tutto il peso del partito di maggioranza relativa in Parlamento. Il Pdl chiede a Monti di non fare "forzature", perché altrimenti "non avremo esitazione - assicura il segretario - a negare il nostro sostegno". Parole che tentano di sopire anche le divisioni interne al Pdl, pronte a scoppiare in caso di provvedimenti 'indigestì da approvare. Ed è proprio alle Camere che il Pdl dà appuntamento al professore: "Noi daremo un sostegno leale al nuovo governo confrontandoci in modo serio in Parlamento sul terreno dei contenuti", spiega ancora Alfano che ricorda: "Diciamolo chiaramente: se oggi è nato il governo Monti ciò è stato consentito da Silvio Berlusconi". Insomma si è aperta "una nuova fase politica", ma i suoi "esiti sono del tutto imprevedibili", mette in chiaro Alfano. "Il governo Berlusconi non è stato abbattuto dalla sinistra, non è stato sfiduciato né dal Parlamento, né dagli italiani, ma dal combinato-disposto costituito dalla confusione mentale e politica di alcuni deputati e dall'azione dei mercati. Noi - dice Alfano - non ci siamo voluti far seppellire dall'andamento degli spread e dalla straordinaria campagna mediatico-politica guidata ad arte da certi settori della stampa. A nostro avviso in Italia non c'era spazio per una massacrante campagna elettorale dominata dal bombardamento dei mercati e dei media. Berlusconi, più di chiunque altro, ha dato prova del suo senso delle istituzioni e del suo amore per l'Italia facendo un atto di responsabilità". Nel Pdl emergono sensibilità diverse sull'esecutivo del professore. L'azione di Monti sarà limitata all'attuazione della lettera alla Bce. "Se qualcuno pensa di poter inserire altro nel programma di governo - spiega Altero Matteoli - noi non votiamo". E "se non gli piace l'espressione 'staccare la spina', lo chiami come vuole", taglia corto l'ex ministro. VICEMINISTRI E SOTTOSEGRETARI Sullo sfondo resta il risiko di viceministri e sottosegretari. Il Pdl su questo ha una posizione chiara: "I sottosegretari devono essere tecnici, e non politici travestiti da tecnici", dice Maurizio Gasparri. "Il governo - mette in guardia il presidente dei senatori del Pdl- non faccia errori che complicherebbero molto i rapporti con il Parlamento. Le forze politiche si astengano da balletti francamente ridicoli. Se deve essere fase tecnica e di tregua lo sia fino in fondo. Il confronto sarà sui contenuti, non sugli strapuntini. Pertanto -sottolinea- sono da considerare non praticabili numerose sciocchezze che si leggono sui giornali". Evita di pronunciarsi sul tema Massimo D'Alema: "Vengono nominati dal governo e non da me", si limita a dire. Antonio Di Pietro assicura che Italia dei valori "non parteciperà ad alcuna spartizione dei sottosegretari né ritiene giusto che i parlamentari entrino in questo governo, perché ci vuole un segno di discontinuità netta dalle politiche, dalle facce e dal governo passato". Di Pietro poi vede all'orizzonte il ritorno alle urne. "Credo che terminata questa emergenza finanziaria e svoltosi il referendum, vorrei dire fatta la legge elettorale in Parlamento anche se penso che non la farà spontaneamente, credo che in un paese democratico si debba andare alle elezioni", spiega. "Non c'è una data o un termine -chiarisce- non sappiamo i tempi tecnici, ma questo è un obiettivo democratico che deve rimanere ben fermo", perché "la democrazia verrebbe sospesa se, una volta passate le emergenze, questo governo dovesse rimanere incarica".   LEGA: PER IL NORD CATTIVE NOTIZIE Mantiene una posizione distante, la Lega Nord. "Il governo degli ottimati - spiega Roberto Castelli - ha preso in mano le redini del Paese. Vedremo cosa riusciranno a fare. Credo che per il Nord ci saranno cattive notizie". "Bisogna portare avanti norme per il bene del Paese", ma "la Lega sarà il cane da guardia del governo, perché non si facciano cose contro il Nord", avverte.  

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