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Tempesta in arrivo sui bond di Parigi

Sarkozy

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Monsieur Sarkozy avrà ora poco da ridere. Non certo per le notti insonni da neo papà della piccola Giulia ma per le brezze che spirano sui titoli del debito di Parigi. E che si stanno lentamente tramutando in venti di tempesta. Già, certi che il problema dello spread a livelli siderali fosse un problema solo italiano e dunque tema legato alle abitudini levantine, i francesi non si sono resi conto che la speculazione brinda a champagne ma non si ferma certo a rispettare la grandeur d'Oltralpe. Quello che interessa i raider del Pianeta resta solo il denaro, o meglio l'argent. Ieri all'Eliseo, dopo le avvisaglie dei giorni scorsi, hanno cominciato a capire che nel mirino dei cannoni che bombardano, idealmente, le economie d'Europa ormai da mesi, hanno nel mirino non più Roma ma Parigi. La tensione sul debito della Francia è oramai palpabile. La contrazione del Pil nel secondo trimestre, l'avanzo primario che è ormai una variabile sconosciuta nel bilancio statale e che nemmeno la manovra recentemente varata riporterà e il debito che corre inesorabilmente verso il 90% del pil. Non era possibile che lo spread con il Bund non si muovesse al rialzo. Così è stato. Ieri la differenza con i titoli tedeschi ha superato la soglia record dei 190 punti. Il Paese che rideva con la Merkel di Berlusconi non gioca più nella prima divisione della zona euro. E come anticipato da Il Tempo già mesi fa un numero sempre maggiore di osservatori ha cominciato a chiedersi se Parigi meriti davvero la tripla A, la massima votazione delle agenzie di rating, normalmente attibuita ai primi della classe. Giorno dopo giorno, il timore che la Francia sia la prossima nella lista dopo Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, sta diventando più concreto. Tutti guardano all'Italia, ma in realtà è ancora attacco all'euro. Questo ha detto la giornata dei mercati di ieri , che ha registrato il nuovo record storico per lo spread tra i titoli di Stato francesi e tedeschi, con differenziali da brivido anche per quelli italiani e spagnoli. Risultato: l'euro è sceso sotto 1,35 dollari, attestandosi a quota 1,349 da un valore di 1,363 dollari registrato alla vigilia. Milano intanto è stata l'unica Borsa europea in positivo, quando quasi tutte perdevano oltre un punto percentuale. Ma lo spread tra i titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi è rimasto inchiodato oltre i 500 punti, per concludere le contrattazioni ufficiali vicino a quota 540, con i Btp decennali sopra il 7% di rendimento. Il record di 572, registrato poco prima dell'incarico a Monti, non è molto lontano. I Btp italiani hanno fatto peggio di tutti: per i decennali il rialzo di rendimento è stato di 38 punti base rispetto ai Bund tedeschi, i belgi sono saliti di 31 «basis point» (con nuovo record storico), i francesi di 26 punti, gli spagnoli di 23. Anche loro hanno macinato record negativi: è un primato lo spread francese a 191 punti, quello spagnolo a 455 e quello belga a 313. Stabili, per un giorno, i titoli greci (al rendimento ormai mostruoso del 25%) ma la Borsa di Atene è caduta, chiudendo in calo del 3,5% nell'indice generale e del 4,7% nel listino dei 20 titoli ellenici principali. Ma che l'obiettivo non siano solo la Grecia e l'Italia viene chiarito proprio dagli andamenti di Borsa: al «boom» dei rendimenti dei titoli francesi contro i Bund ha fatto seguito la cattiva seduta della piazza azionaria di Parigi, che ha chiuso in calo di quasi due punti percentuali (-1,9%). Tutta l'Europa ora trema. Forse è il caso che i grandi Paesi che continuano a pensare a difendere l'euro come una bandiera cambino marcia. La moneta unica può essere anche svalutata senza timori. L'economia reale lo chiede. Bastano due esempi. Emirates Airline ha speso ieri 18 miliardi di dollari per 50 Boeing 777. Esistono prodotti equivalenti europei prodotto dall'Airbus. Ma con l'euro così caro costano circa il 35% in più. Vincono gli Usa che con il dollaro debole stanno conquistando quote importante di mercato. Secondo esempio. Warren Buffet ha speso 10 miliardi di dollari per comprarsi il 5,5% dell'Ibm. Altro che finanza speculativa. I soldi per il guru di Omaha vanno messi nelle aziende che fanno cose e le vendono.

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