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E ora si apre la partita di viceministri e sottosegretari

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Dopola travagliata discussione con le forze parlamentari sulla composizione «tecnico» o «politica» del suo governo, il neopremier dovrà adesso istruire la «pratica» di viceministri e sottosegretari. E anche se il discorso non sarà aperto ufficialmente prima della fiducia di oggi alla Camera, nei corridoi parlamentari già non si parla d'altro, mentre nascono aspettative e autocandidature. «Monti mi ha detto che farà i sottosegretari dopo le due fiducie e a noi va bene», ha spiegato Silvio Berlusconi ai senatori del Pdl. La scelta di rimandare ogni decisione al riguardo, spiegano in ambienti parlamentari, sarebbe da un lato legata ai tempi strettissimi che il professore ha avuto per la formazione del governo. Ma dall'altro lato dipenderebbe dall'attenzione a non tirare in ballo subito un argomento che potrebbe essere fonte di agitazione e attriti all'interno dei partiti. Per questo, si racconta, lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avrebbe approvato la tempistica: prima mettere «al sicuro» la fiducia del Parlamento, poi ragionare di incarichi ministeriali. Le prime indicazioni concrete non dovrebbero dunque esserci prima di stasera e si dovrebbe arrivare alla prossima settimana con il Cdm per le nomine. Mentre per la rifinitura di alcune deleghe ministeriali il Consiglio potrebbe tenersi già oggi pomeriggio. Ad ogni modo, per non tradire con un'infornata di sottosegretari la fisionomia di un governo snello e operativo, il presidente Monti sembra abbia già espresso con alcuni interlocutori l'intenzione di ridurre al minimo le poltrone. Vorrebbe dunque limitarsi a nominare 24 sottosegretari e una manciata di viceministri. Di sicuro, come ha anticipato lui stesso al Quirinale, il nuovo premier affiancherà un viceministro a Corrado Passera, che porta la responsabilità di due dicasteri di peso come lo Sviluppo e i Trasporti. E poi due o tre viceministri dovrebbero «assistere» lo stesso Monti all'Economia (si citano ancora Guido Tabellini, Anna Maria Tarantola e Vittorio Grilli, che ha però smentito le dimissioni dalla Direzione generale del Tesoro). Quanto invece ai sottosegretari, i partiti aspettano che Monti chiarisca il «metodo». Ancora una volta: si sceglieranno solo tecnici o anche politici? Tecnici, magari «di area», è la soluzione al momento più probabile. Il terzo polo appare infatti al momento l'unica compagine disponibile a indicare nomi di propri parlamentari (di prima fila) ai posti di governo. Sarebbe un modo, è infatti la convinzione, per agevolare il raccordo tra l'attività dell'esecutivo e il Parlamento. Ma, ha spiegato Pier Ferdinando Casini, si deve «prendere atto del no del Pdl e del Pd». Pdl e Pd sono infatti contrari a indicare politici sia per la difficoltà a comparire nello stesso governo, sia per i grattacapi che la scelta dei nomi comporterebbe. Già in questi giorni, si racconta infatti in tutti partiti, le autocandidature fioccano e le aspettative lievitano. Quindi meglio politici non parlamentari (dal profilo tecnico), insieme a tecnici «puri» (alti funzionari e professori). Intanto, già iniziano a circolare i primi nomi. Si fa quello del presidente della Fieg Carlo Malinconico, ma anche quello del direttore generale del dipartimento Funzione pubblica Francesco Verbaro. Mentre tra i politici «di area» in ambienti parlamentari si citano, anche per l'esperienza maturata, i già sottosegretari Gianluigi Magri, Giampaolo D'Andrea, Luigi Meduri, Cristina De Luca, Vasco Giannotti.

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