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Israele blocca i fondi all'Anp e via a nuove colonie

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Questavolta nessuna opzione militare. Israele, all'indomani dell'adesione della Palestina all'Unesco, cerca di mettere a punto contromisure che esprimano la propria totale insoddisfazione per uno sviluppo che, secondo i dirigenti dello Stato ebraico, crea un ostacolo in più nel processo di pace e solleva interrogativi pesanti sulle intenzioni dell'Autorità nazionale palestinese. Come prima misura ritorsiva, Israele ha sospeso temporaneamente il trasferimento dei fondi - tasse e dazi doganali - che Tel Aviv raccoglie per conto di Ramallah. Una cifra che varia da 45 ai 90 milioni l'anno. «Non resteremo con le braccia conserte», aveva detto lunedì sera alla Knesset il premier Benyamin Netanyahu, che ieri ha convocato a Gerusalemme i sette ministri principali del governo per definire una linea di azione nei confronti sia dell'Unesco sia dell'Anp. Il primo ministro israeliano ha deciso di accelerare la costruzione di insediamenti in varie parti della Cisgiordania. Dopo la riunione del governo israeliano convocata in seguito all'adesione della Palestina all'Unesco è stato stabilito di accelerare sulla costruzione di circa duemila alloggi. In particolare, 1.650 alloggi verranno costruiti a Gerusalemme Est mentre il rimanente negli insediamenti di Maale Adunim e di Efrat, secondo quanto reso noto dalle fonti del governo israeliano. Nel frattempo la leadership dell'Anp si accinge a chiedere l'adesione ad altre sedici agenzie internazionali. «Siamo in una fase preparatoria, ogni organizzazione ha le proprie regole di adesione», ha spiegato il viceambasciatore della missione palestinese presso l'Onu, Imad Zuhairi precisando che ha scelto 16 organismi sui circa venti che hanno sede in Svizzera, senza però fornire ulteriori dettagli. Lunedì Netanyahu ha sostenuto alla Knesset che questo insieme di attività del presidente Abu Mazen rappresenta una infrazione degli accordi di Oslo, in quanto sono tutte ispirate da un carattere unilaterale. Prima della seduta ristretta del governo, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ha opinato che è giunto il momento di troncare i rapporti con l'Anp. Per quanto riguarda l'Unesco, Israele potrebbe negare il permesso d'ingresso a future delegazioni. Nel frattempo i palestinesi pensano che essendo ormai membri dell'Unesco, potrebbero in futuro chiedere la custodia esclusiva di località di importanza mondiale: prima fra tutte, Betlemme. Altre località di interesse per i palestinesi potrebbero essere la Tomba dei Patriarchi di Hebron, la Tomba di Rachele (alle porte di Betlemme) e la Tomba di Giuseppe (il personaggio biblico che fungeva da consigliere del Faraone) alle porte di Nablus. Sono località frequentate anche da fedeli ebrei che potrebbero opporre resistenza ad una gestione palestinese di quei siti. Ma le decisioni prese dal gabinetto d'emergenza israeliano hanno scatenato la reazione dei palestinesi. Il negoziatore palestinese Saeb Erekat ha criticato duramente l'atteggiamento assunto da Israele. A suo parere «Israele avrebbe dovuto essere il primo Stato a votare a favore dell'ingresso della Palestina all'Unesco», in quanto israeliani e palestinesi vivono in una stessa terra che custodisce le radici storiche di entrambi i popoli. L'Anp ha definito «disumana» la decisione del governo israeliano di congelare il trasferimento di fondi ai palestinesi. Israele «accelera la distruzione del processo di pace»: ha dichiarato il portavoce dell'Autorità Nazionale palestinese, Nabil Abu Rdeineh, dopo che lo Stato ebraico ha deciso di costruire 2mila alloggi a Gerusalemme Est e in Cisgiordania e sospendere provvisoriamente il trasferimento dei fondi dovuti all'Anp, come rappresaglia per l'ammissione della Palestina nell'Unesco. Mau.Pic.

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