Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Obama: "L'Italia è un solido alleato"

Barack Obama

  • a
  • a
  • a

«Viva l'Italia». In un periodo come questo, con la crisi interna avviluppata ormai da tempo tra diaspore nel centrodestra e strumentalizzazioni del centrosinistra, l'euro che affonda tra speculazioni finanziarie e veti incrociati, le casse dello Stato sempre meno pingui e le tasche dei cittadini sempre più a rischio, sembra il grido patriottico di chi non si arrende e crede nella bontà intrinseca dell'essere figli dello Stivale più bello del mondo. E invece a dirlo non è un italiano, bensì un americano. E non uno qualsiasi, ma il presidente degli Stati Uniti Barak Obama che ha aperto così il suo intervento a un evento del Niaf (National Italian American Foundation), la maggiore organizzazione italo-americana negli Usa. «L'Italia è uno dei nostri maggiori alleati, uno dei membri fondatori della Nato», ha detto Obama, che nel salutare le autorità presenti in sala al gala s'è rivolto direttamente all'ambasciatore Giulio Terzi, seduto a fianco del podio presidenziale: «Vorrei ringraziare l'ambasciatore italiano a Washington, Giulio Terzi - ha sottolineato - per l'eccellente lavoro che sta facendo per rappresentare il suo Paese». Un passaggio accompagnato dall'applauso della sala. Non è stata una frase di circostanza, né (solo) il tentativo di ingraziarsi una minoranza di peso come quella italo-americana in vista della prossima tornata elettorale. È stato piuttosto il riconoscimento di un'idea di Italia che fuori dai confini nazionali - e forse europei - è più forte di quanto non si creda, e - spesso - non si dica, magari per paura di fare un «favore» al governo in carica. Un'idea che abbraccia la storia, passa per l'arte e finisce con l'attualità. Un atteggiamento che in Italia fatichiamo ad avere con noi stessi, schiacciati da un'idea minimalista e autocommiserante che trova buon gioco in una sinistra che - notizia di oggi - usa le esternazioni ironiche di Francia e Germania come materiale buono per propagandare la propria attività politica. Proprio Obama invece, l'icona della sinistra che salutò la sua elezione come il riscatto dei progressisti, applaude l'Italia: «Gli Stati Uniti - ha detto - non sarebbero ciò che sono oggi senza il contributo unico e ineguagliabile degli italiani e degli italoamericani. Cosa sarebbero gli Stati Uniti senza i viaggi di Colombo, di Verrazzano e Vespucci? Cosa sarebbe la nostra tecnologia senza Da Vinci e Galileo e senza Fermi? Cosa sarebbero i film e la musica senza Sinatra e Sophia Loren, la mia preferita? Cosa sarebbe lo sport senza la grinta di Di Maggio, Lombardi e La Russa?». Una full immersion nei miti di ieri e dell'altroieri che hanno fatto grande il mondo. E un riconoscimento al carattere italiano: «Il sogno americano - ha continuato il Presidente - ha animato gli italiani che arrivarono qui con la convinzione che se ti impegni ce la puoi fare. Per gli italiani immigrati negli Stati Uniti non è stato sempre facile, ma non hanno aspettato aiuti dall'alto e hanno lavorato sodo facendosi strada, arricchendo la nostra cultura con la loro, contribuendo a costruire la Nazione e a migliorare così la vita di tutti». In questo modo, ha sottolineato, «hanno mantenuto la promessa di questo Paese che il successo è a portata di mano se lavori per raggiungerlo». Una visione pragmatica del mondo, che torna quantomai d'attualità in un momento critico per la congiuntura internazionale. Un momento in cui l'Italia, i suoi valori e le sue capacità, possono dare un contributo fondamentale: «L'Italia - ha detto Obama - è uno dei nostri maggiori alleati e già la prossima settimana lavoreremo insieme al G20 per prendere una serie di decisioni importanti per l'economia globale. Siamo in tempi difficili, con milioni di persone senza un'occupazione. Abbiamo del lavoro da fare». Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, era ospite del gala annuale della Niaf:«Mi piacerebbe - ha detto - che anche in Italia, un domani, ci fosse un sistema capace di esprimere un presidente così giovane». Poi, rispondendo alle domande dei cronisti italiani, la Meloni ha evitato di fare paragoni diretti tra il presidente americano e Berlusconi: «Non sono particolarmente scioccata dalla distanza tra Berlusconi e Obama. Anche se io sono più vicina ai repubblicani, capisco e riconosco che Obama è un uomo di grande carisma. Detto questo, visto che mi chiedono sempre se preferisco un leader che sia una donna o un giovane, io rispondo che l'obiettivo è che sia una persona capace». Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, anche lei ospite dell'evento, ha commentato: «Le parole di Obama mi sono piaciute perché ha sottolineato come in questo Paese si cerchi sempre di premiare il merito, a differenza di quanto spesso accade da noi». Concetto condivisibile, se non fosse per il fatto che «da noi, spesso» il gioco al massacro è più forte della capacità di cooperare con l'obiettivo comune di difendere il Paese e di favorirne la crescita. Considerazione e apprezzamento anche per il leader dei Democratici alla Camera, Nancy Pelosi, a detta di Obama, «il miglior speaker della Camera che abbiamo avuto». Proprio Nancy Pelosi, ricordando il tributo di sangue e i sacrifici degli italoamericani l'11 settembre del 2001 assieme alla ricorrenza del 150mo anniversario dell'Unificazione, ha aperto la kermesse annuale della Niaf.

Dai blog