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Le vedove piangono il crollo che non c'è stato

Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e David Cameron a Bruxelles

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Abituata a leggere le vicende mondiali in chiave berlusconicentrica, gran parte della nostra classe politica non alza lo sguardo al fallout della maratona di Bruxelles. Se lo facesse, si accorgerebbe che i veri problemi sono altri rispetto allo stile del Cavaliere. Anzi. Un cantiere ancora aperto. Diffondere fiducia è un dovere dei governanti, specie dopo che il duo Merkel-Sarkozy ha fatto tutto il contrario. Quanto al premier italiano, gli viene in automatico. Ma tra gli auspici e la realtà c'è molto da fare per un'Europa che si è mossa tardi. Il cantiere è ancora aperto. Tralasciando l'altalena delle borse, tre dati colpiscono oggi, ed uno ci riguarda direttamente. Il primo è che Klaus Regling, presidente tedesco del fondo salva stati (Efsf) è immediatamente volato a Pechino per chiedere alla Cina un impegno da 100 o più miliardi di euro. Ciò significa che l'Europa dovrà rinunciare alla spocchia ed ai totem di cui si è circondata. Con i governi che fingono di non sapere ciò che fa la Bce; e lo stesso Efsf che ha rifiutato finora di trasformarsi in uno strumento agile di impronta anglosassone come il Fondo monetario. Costruire torri d'avorio senza neppure dotarle degli ascensori ha dato i risultati che vediamo. Ora speriamo nei miliardi cinesi (e forse anche russi e arabi), che naturalmente non saranno gratis.Europeismo kaputt. Il secondo dato è che il Bundestag, dopo aver dato via libera ad Angela Merkel, ha stabilito ieri che le prossime decisioni dovranno essere preventivamente approvate dalla Commissione bilancio, dove l'influenza dei capi-partito è minore rispetto all'aula. I margini politici si restringono per tutti mentre cresce l'antieuropeismo: ad Atene sono comparsi poster che raffigurano la Merkel in divisa da SS, e dubitiamo che sia solo satira. Quanto al nostro carissimo Sarkò, la nascita di Giulia non ha migliorato i sondaggi per il 2012, che lo vedono inchiodato staccato di 15 punti dal candidato socialista moderato Francois Holland. Il problema contagia anche la Gran Bretagna, fuori dall'euro ma con le sue banche invischiate nei problemi della moneta comune. Il furibondo scontro Sarkozy-David Cameron alla vigilia del summit ha avuto uno strascico sul Financial Times, che accusa Downing Street di essersi auto-emaginata dalla stanza dei bottoni. Btp, rendimento shock. Il terzo dato ci riporta ai problemi di casa nostra. L'asta dei Btp ha avuto successo quanto a domanda, ma ad un prezzo salatissimo: il rendimento è stato del 6,06%, record dal 1997. Se non si inverte la tendenza il Tesoro dovrà mettere sul piatto sette-otto miliardi in più per rifinanziare le emissioni. Per questo Maria Cannata, direttrice del debito pubblico, sta lavorando a un progetto di canale privilegiato fra titoli di Stato e piccoli risparmiatori italiani, che preferiscono sottoscrivere obbligazioni Enel o Eni a tassi inferiori. Ma come fare? Qualsiasi cosa che assomigliasse a un prestito forzoso sarebbe deleteria; quindi si tratta o di agire sulle banche (che però sui bond societari hanno il loro guadagno), oppure attivare strumenti diretti come Poste o Cassa depositi e prestiti.Il rebus Tremonti. Operazioni simili comportano però un ministro dell'Economia nuovamente in sella. Mentre Giulio Tremonti appare lost in space: non è una buona cosa per nessuno. Quando Umberto Bossi parla di «Tremonti defilato» non si capisce se considera il suo vecchio amico meno amico (e meno utile), oppure se evidenzia un pericolo. Tremonti ha perso la battaglia sulla Banca d'Italia, vede in Mario Draghi alla Bce un avversario, e non un interlocutore prezioso quale invece è stato in queste ore. Il ministro si è assentato dalla convulsa trattativa con Bruxelles. C'è chi dice che miri alla caduta del Cavaliere: ma non è questo il sentiment né dell'Europa né dei mercati. Dunque commetterebbe un doppio errore.Le vedove del governo tecnico. La lettera ha spiazzato l'opposizione. È bizzarro che Bersani dica – superando l'imitazione di Maurizio Crozza – «Oh, io questa lettera l'ho imparata dai giornali, noi laggiù qualche conoscenza l'abbiamo…». Ancora meno comprensibile che un leader moderato come Casini definisca l'accordo “un patto scellerato contro il lavoro”. Forse il capo dell'Udc vuol tenersi stretta la Cisl: non ci pare un grande progetto. Invece la sensazione è di una minoranza che si è vista rompere le uova nel piatto prima che fosse pronta l'omelette: un governo tecnico, o ponte, per far fuori il Cavaliere e dare a tutti la possibilità di prepararsi al dopo secondo le rispettive alchimie. Non sono più questi tempi, e lo ha spiegato il Wall Street Journal in Heard on the Street, la sua column di finanza internazionale. “Berlusconi potrebbe essere la meno peggiore delle opzioni” scrive l'editorialista Richard Barley. “L'opposizione appare più debole di lui. Un governo tecnico non avrebbe appoggio bipartisan per attuare le difficili decisioni concordate con l'Europa, mentre i tempi sono cambiati rispetto agli anni Novanta. Allora l'obiettivo era di entrare nell'euro, promessa di prosperità. Oggi l'urgenza è garantirsi l'accesso al mercato dei capitali e dare una spinta alla crescita. Per questo l'Italia è blindata dai partner e dalla Bce con cui deve negoziare”.Il fattore C di Berlusconi. Un'analisi aguzza che riporta alla ribalta qualcosa che ci è familiare: la capacità del Cavaliere di uscire dall'angolo, o se preferiamo il suo leggendario fattore C. Il premier ha rivelato che ad agosto Jean-Claude Trichet stava per inviare gli ispettori. Ha chiesto alla Ue di imporci la riforma delle pensioni. Ed ora ha la possibilità di utilizzare la road map contrattata punto per punto con Bruxelles come un programma che impone di arrivare a fine legislatura. Forse nessun altro avrebbe tanto candore, o tanta malizia. Perché mentre l'intellighenzia si preoccupa della “figura che facciamo in Europa”, l'Europa non si cura di problemi estetici ma pratici. E sa che su questo piano l'unico del quale può magari non fidarsi, ma certamente servirsi, è proprio Berlusconi. Una fortuna: che ora però il Cavaliere dovrà meritarsi. PS su Bini Smaghi. «Il mercato del lavoro in Europa è troppo rigido, serve maggiore flessibilità». Chi ha dettato questa ricetta al Financial Times, commentando le proteste sociali francesi nel marzo 2006? Lorenzo Bini Smaghi. L'uomo meno flessibile d'Europa: specie con la Francia.

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