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Pensioni d'anzianità solo con 40 anni

Da sinistra il premier Silvio Berlusconi e il ministro Umberto Bossi

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La possibile implosione del Governo sul tema delle pensioni è stata disinnescata nella tarda serata di ieri. Al Consiglio dei ministri convocato ad hoc la Lega Nord, la più restìa ad accettare modifiche radicali del regime di uscita dal lavoro, avrebbe ottenuto la concessione che ha fatto rientrare le tensioni nella compagine governativa: sì alla revisione delle regole per la rendita d'anzianità a patto che non si tocchi la norma dei 40 anni di contributi versati per lasciare il lavoro indipendentemente dall'età anagrafica. Questo, secondo quanto ricostruito da Il Tempo, sarebbe stato lo snodo di una trattativa che da come era cominciata, e cioè preceduta da un prevertice di fuoco, tra il leader del Carroccio, Umberto Bossi e Silvio Berlusconi presenti anche il titolare dell'Economia Giulio Tremonti e i ministri lumbard Roberto Maroni e Roberto Calderoli, sembrava dovesse minare le stesse fondamenta dell'esecutivo. Per le fonti ministeriali si sarebbe trattato di un successo. Aver superato il niet della Lega pronta a spaccare tutto, con la garanzia della salvezza del requisito dei 40 anni, è stata considerata la vera linea spartiacque della giornata. Che non si è conclusa con la fine del Consiglio dei ministri ma è proseguita in una cena a Palazzo Chighi tra il premier, Bossi e Tremonti. Il ministro dell'economia, negli ultimi mesi distante da Berlusconi, proprio ieri ha incontrato il Cavaliere ben tre volte nel corso della giornata. Un segnale della volontà di collaborazione da parte di tutte le componenti della compagine governativa.   Il via libera al mantenimento dei 40 anni indipendentemente dall'età accontenta la Lega perché risponde in parte alla tipologia media dell'operaio del Nord che, entrato in fabbrica giovane, a 18-20 anni di età, immediatamente regolarizzato, riuscirebbe a ritirarsi a 60 anni compiuti. Senza sacrifici ulteriori dunque. Posto questo argine tutte le ipotesi per la restrizione dei requisiti per l'anzianità, che oggi consentono l'uscita dal posto con 36 anni di contributi e 60 anni di età per i lavoratori dipendenti, restano sul piatto. Ed è stato questo il tema che (le ipotesi vere saranno valutate dall'Inps e dalla Ragioneria Generale dello Stato) hanno affrontato i leader nella cena post-Cdm. Le soluzioni sono le più diverse e si trovano tra due estremi. O la completa eliminazione, in tempi da stabilire, delle pensioni di anzianità (salvo i 40 anni di versamenti) oppure un ritorno alla legge Maroni con il passaggio dell'età minima per l'uscita per la pensione di anzianità a 62 anni già nel 2012 invece che nel 2014. E cioè il ripristino dello cosiddetto «scalone» che il Governo Prodi tolse nel 2007. Naturalmente a qualsiasi età minima che fosse fissata per la pensione anticipata va sempre aggiunto il periodo della finestra mobile (12 mesi per i dipendenti, 18 per gli autonomi) e l'adeguamento dell'età legata all'aspettativa di vita prevista dalle manovre correttive 2010 e 2011. In pratica i 40 anni diventano di fatto 41 e i 62 passerebbero a 63. Una cosa è certa. La partita di ieri era quella di trovare una sorta di accordo politico tra le forze della maggioranza per mettere di nuovo in cantiere un ulteriore ritocco alle pensioni in accordo con la richiesta dell'Ue. Il dettaglio delle misure sarebbe rimandato a seguenti contrattazioni. Il fatto che il Cdm oggi non si riunirà è il segnale che l'accordo di massima sarebbe stato appunto trovato. Ora Berlusconi avrebbe intenzione di inviare un documento di indirizzo all'Unione europea per indicare punti e scadenze delle misure della crescita allo studio del governo. Una linea appoggiata anche da Tremonti che avrebbe spiegato che occorre indicare misure senza però scendere troppo nel dettaglio per evitare che siano altri Paesi a determinare scelte che competono all'Italia. Resta per ora in dubbio la possibilità dei condoni per finanziare il dl sviluppo. Le bozze circolate ieri, che ne prevedevano 12, sono state smentite dai ministeri dell'Economia e dello Sviluppo Economico.

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