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Il Cav: torniamo alle preferenze

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Il premier Silvio Berlusconi al congresso del Movimento di Responsabilità Nazionale

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Era un po' di tempo che non succedeva. Niente fischi, nessuna contestazione. Soltanto un bagno di folla che ricorda i momenti migliori del Cavaliere. Silvio Berlusconi arriva all'auditorium del Massimo a Roma con un'ora di ritardo. Forse non s'aspettava la sala stracolma. Sorride. E va all'attacco dei magistrati. La gente applaude. Addirittura si alza in piedi quando il premier ricorda la sua «discesa in campo». Sarà per questo che il padrone di casa, il segretario del Movimento Responsabilità Nazionale, Domenico Scilipoti, precisa un paio di volte: «Tutte le persone che sono qui hanno deciso spontaneamente di partecipare». Tanto per fugare dubbi. Berlusconi tranquillizza la platea: «Durerò anche questa volta cinque anni grazie alla mia autorevolezza». Parla per più di mezz'ora il presidente del Consiglio. Va a braccio. Non lesina baci e abbracci a Scilipoti e a Cesario. Non fa riferimento alla stretta attualità ma ripercorre le tappe che l'hanno spinto a impegnarsi in politica. Da quel 1994, in cui, dice, «avevo tutti i miei familiari contro. Ma mi fecero vedere i sondaggi e non c'era alternativa. Sono entrato in politica - ribadisce - per evitare che il potere venisse consegnato ai comunisti ortodossi dopo il golpe giudiziario» di Tangentopoli. «In questi 18 anni - sottolinea dal palco il premier - non mi hanno fatto mancare nulla: aggressioni mediatiche, politiche, giudiziarie. Sono il recordman dell'universo con 103 indagini e 40 processi». Nell'elenco delle accuse non manca quella a Carlo De Benedetti, «tessera numero uno del Pd», e alle «calunnie» che hanno trasformato «delle cene eleganti e divertenti in cose indicibili». Il premier però mette bene in chiaro che non lascerà la politica senza prima «aver costruito il grande partito dei moderati da contrapporre alla sinistra lacerata dalle divisioni». Largo dunque alle riforme con cui completare la legislatura che ora «con una maggioranza coesa» possono essere realizzate. Berlusconi torna anche ad elogiare Napolitano: «Un Capo dello Stato intelligente e puntuale nei suoi interventi». Quindi, ribadisce la necessità di mettere mano all'architettura dello Stato («per dare più potere all'esecutivo). «Perché non ho cambiato la Costituzione in questi anni? - si chiede - Perché non ho avuto il 51% dei voti e dovevo convincere i miei alleati che negli anni scorsi non sono stati d'accordo nel dare al premier gli stessi poteri degli omologhi europei». Poi serve la riforma del fisco e quella della giustizia per «impedire che nella magistratura ci siano dei partiti politici», in modo da evitare che i magistrati usino la «giustizia come arma politica». Berlusconi annuncia anche l'intenzione di «rivedere la formazione del Csm». Nell'agenda del governo entra poi la legge elettorale con la possibilità di modificare l'attuale testo per introdurre le preferenze: «Alla luce - sottolinea - del milione e duecentomila persone che hanno sottoscritto il referendum dobbiamo inserire una variante che consenta la scelta del candidato».

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