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Gava: "Resto per la pensione"

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Fabio Gava

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Evviva la sincerità. Fabio Gava, il deputato appena espulso dal Pdl che ieri non si è presentato al voto di fiducia sul governo, lo ha detto a chiare lettere: «Mi piacerebbe arrivare al vitalizio». Cosa? Ci deve essere un errore. Un'interferenza radiofonica durante le dichiarazioni rilasciate a Radio 24. Invece no. È tutto vero. Fabio Gava, parlando di un ipotetico voto nel 2012, si è sfogato: «È una fuga e non è utile al Paese. Sarebbe giusto utilizzare questo ultimo periodo della legislatura per fare delle cose». E magari, «facendo delle cose», arrivare al 3 aprile 2013 quando maturerà le condizioni per ottenere il vitalizio. Infatti i Regolamenti stabiliscono che «un deputato, dopo 5 anni di mandato effettivo, riceve il vitalizio a partire dal 65° anno di età». In altre parole se Gava riuscirà a finire il quinquennio iniziarà a prendere la pensione da parlamentare tra poco più di tre anni essendo nato il 26 ottobre 1949. E quando prenderà? Il Regolamento spiega che «l'importo dell'assegno varia da un minimo del 20% a un massimo del 60% dell'indennità parlamentare, a seconda degli anni di mandato parlamentare». Facendo due conti quindi, se Gava non dovesse tornare in Parlamento dopo i primi cinque anni di legislatura, dovrebbe prendere la «minima», ovvero il 20% dell'indennità. E visto che con una delibera dell'Ufficio di Presidenza della Camera del 2006, l'importo dell'indennità è stato stabilito in 5.486,58 euro mensili, il deputato potrà godersi un vitaliazio di 1097,32 euro al mese. Decisamente un bel gruzzolo per buttare tutto all'aria proprio ora che mancano al traguardo solo 536 giorni. Problema che invece non si pone la collega di partito Giustina Destro. Anche lei ieri non era presente in Aula e per questo è stata espulsa, ma a differenza di Gava la Destro è parlamentare dal 2006 e quindi ha già maturato i requisiti per incassare la pensione. Ma questi sono problemi marginali, quello che più preoccupa la maggioranza è il pericolo che le diserzioni all'interno del Pdl continuino soprattutto dopo che a mollare sono stati due deputati vicini a Claudio Scajola ma berlusconiani della prima ora. I loro maldipancia suonano come un campanello d'allarme e in tanti temono nuove «fughe». «C'è il rischio che la prossima settimana ci troviamo a contarci di nuovo», dicono a mezza bocca tanti deputati azzurri. E il Cav vede il «nemico» prepararsi all'Armageddon: le truppe terzopoliste, spiegano nel Pdl, sono in movimento da tempo, e le sirene di Luca Cordero di Montezomolo si fanno sentire sempre più forti. E il «tradimento» dell'ex responsabile di Popolo e territorio Luciano Sardelli e dei parlamentari Destro e Gava sono chiari segnali in questa direzione. E si racconta che perfino Catia Polidori sia stata convinta a non ascoltare il «richiamo montezemoliano» grazie alla «promozione» a viceministro dello Sviluppo.

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