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Governo battuto. Fini al Quirinale Napolitano: dal premier la soluzione

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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Dopo il voto choc di Montecitorio, che ha bocciato il rendiconto generale dello Stato, tutti gli occhi erano puntati verso il Quirinale. Nel caos in cui è caduta la maggioranza, sempre più confusa e divisa, Napolitano ha preso in mano il pallino, intimando a Berlusconi di dare «una risposta credibile» all'interrogativo su quanto sia reale la capacità del governo di governare. La nota di Napolitano ha l'effetto di stracciare il velo di Maya dietro il quale si nascondeva la debolezza del governo: i molti voti di fiducia ottenuti in Parlamento, dei quali Napolitano ha sempre preso atto, non sono più sufficienti a testimoniare la solidità dell'esecutivo, se poi di fronte a un voto su un disegno di legge di prima importanza come il rendiconto generale dello Stato la maggioranza fa naufragio. Ora, di fronte alle «preoccupazioni» apertamente manifestate da Napolitano per le «acute tensioni» del centrodestra, Berlusconi deve riuscire nella triplice impresa di ricompattare la maggioranza, recuperare il guaio del voto di martedì sera, e rilanciare sui provvedimenti sullo sviluppo. Vista l'aria che tira in parlamento e nel Pdl, non sarà una passeggiata. Nel partito, Berlusconi deve assicurarsi il sostegno di quanti, frondisti,delusi e incerti, si sono spinti a un passo dallo strappo definitivo e ancora progettano la costituzione di un gruppo autonomo. Se è lecito pensare che la fiducia che il premier chiederà domani alla camera , salvo colpi di scena, arriverà come nelle altre 52 precedenti occasioni, è perfettamente legittimo chiedersi che cosa accadrà subito dopo. La grana della bocciatura del rendiconto può essere risolta con la presentazione di un nuovo disegno di legge (anche se per l'opposizione la bocciatura a Montecitorio dovrebbe comportare le immediate dimissioni del governo), ma sullo sviluppo resta il braccio di ferro con Tremonti, che finora ha reso impossibile l'annuncio il varo di misure credibili. L'opposizione, che vede avvicinarsi una possibile caduta del governo, affila le armi in vista dello scontro finale: la decisione di far parlare Berlusconi di fronte ai banchi vuoti dei gruppi di Pd, Idv e Udc non sarà un vero Aventino ma rende manifesto che d'ora in poi il governo dovrà preparasi a fronteggiare un'opposizione pronta a mandare in tilt l'esame dei disegni di legge governativi a colpi di ostruzionismo. Gli incontri di Fini con le opposizioni, e il suo colloquio a Napolitano per riferire le loro richieste (motivo per il quale Calderoli ha chiesto le dimissioni del presidente della Camera), non sono esattamente un segnale di distensione parlamentare. Tutto fa pensare che il governo, di fronte ad una dificile ripartenza, continuerà a trovarsi esposto al rischio di infortuni parlamentari, complice anche il clima da resa dei conti che si respira alla Camera.

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