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Bossi non condona. Il Pdl forse sì

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Umberto Bossi

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Il condono tiene ancora banco. La necessità di trovare nuove risorse, e in tempi rapidi, continua a tentare il Pdl mentre la Lega prende le distanze. «Non ho capito perchè il condono, forse vogliono i soldi per fare nuove leggi ma non ne so di più» sbotta Umberto Bossi. La sua posizione è simile a quella del ministro dell'Economia. Bossi precisa tuttavia di sentirsi nel mezzo nella polemica tra Tremonti («sono suo amico, lo vedrò lunedì») ed il premier («ha dato i voti per fare il federalismo»). Si vedrà nei prossimi giorni quando verrà messo a punto il pacchetto di misure per lo sviluppo. Intanto a giorni è attesa la Legge di Stabilità. Sul condono continua il tira-e-molla, con esponenti anche del governo, come il ministro Ignazio La Russa, che aprono le porte («non va demonizzato»), dopo che sia da Palazzo Chigi che dal Tesoro era arrivato nei giorni scorsi uno stop. Anche il Pdl, con Fabrizio Cicchitto, insiste sull'ipotesi sanatoria («in un momento come questo la vera etica non è salvarsi la coscienza ma impegnarsi per salvare il Paese». Non la pensa allo stesso modo il collega di partito Raffaele Lauro per il quale «se il decreto per lo sviluppo sarà impostato su una logica condonistica, piuttosto che sulle riforme strutturali, indicate anche dalla Bce e più volte da Bankitalia, il provvedimento non avrà futuro e dimostrerà l'impotenza del governo ad affrontare la decadenza italiana, con tutte le conseguenze». In campo nella schiera dei critici al condono anche il governatore della Lombardia Roberto Formigoni ed il sindaco di Roma Gianni Alemanno: per il primo il condono «non è la giusta soluzione» visto che il dl sviluppo «deve essere una fortissima sburocratizzazione e una semplificazione di procedure, tutte riforme che si possono fare a costo zero». Per il secondo «un condono puro e semplice sarebbe certamente negativo, ma forme diverse vanno studiate». Un no deciso arriva invece dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che spiega che «non sarebbe una scelta giusta» perchè «premia i furbi». Quello che si profila sarebbe allora un intervento in questa direzione da parte della maggioranza con un emendamento ad uno dei provvedimenti economici che entro ottobre arriveranno in Parlamento. Il cavallo al quale agganciarsi potrebbe essere l'accordo, ancora allo studio ma sollecitato sempre dalla maggioranza per la necessità di nuovi fondi, in base al quale la Svizzera girerebbe a Roma una tassa applicata sui depositi degli italiani nelle banche elvetiche. D'altra parte un'intesa del genere con la Svizzera già è stata firmata da Germania e Regno Unito. Secondo calcoli del Pd, se l'Italia applicasse gli accordi stipulati tra Svizzera e Germania (dove la tassa sul capitale varia dal 19 al 34%, a cui va aggiunta quella sugli utili) entrerebbero nelle casse del nostro Stato 9 miliardi di euro. Comincia dunque il conto alla rovescia: la Legge di Stabilità deve essere varata entro la metà di ottobre ed è probabile che venga confermata l'ipotesi di esaminarla in consiglio dei ministri il 13. Una settimana di più invece per il decreto sviluppo e ieri è stata una fitta giornata di lavoro per i tecnici, sia al Tesoro che allo Sviluppo economico.Se per il dl sviluppo il piatto forte restano le novità in materia di semplificazione e di infrastrutture, per quanto riguarda la Finanziaria, occorrerà vedere se troveranno spazio le varie code delle manovre di luglio e agosto, che per la necessaria rapidità di approvazione, avevano lasciato alcune questioni in sospeso: dai tagli dei costi della politica agli aiuti per alcune zone italiane colpite dalla calamità, dal possibile ritocco del contributo di solidarietà al taglio delle indennità dei parlamentari. Resta poi la partita ministeri: nella legge di stabilità dovranno infatti essere recepite le indicazioni dei ministeri sui tagli per il 2012, una posta che vale 7 miliardi di euro. Ma i ministri, secondo quanto si apprende, stanno facendo resistenza e non avrebbero ancora fornito i dati.

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