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E il Gup manda a giudizio anche Fede, Mora e Minetti

Nicole Minetti

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Tra meno di due mesi comincerà il processo per Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora per il caso Ruby. Un dibattimento che vedrà «sfilare» le ragazze che avrebbero partecipato ai presunti festini a luci rosse ad Arcore. Ieri, infatti, in meno di 5 mesi dalla richiesta di rinvio a giudizio per i tre imputati, il gup di Milano Maria Grazia Domanico ha mandato a processo il direttore del Tg4, il consigliere regionale lombardo e l'agente dei vip, con la prima udienza fissata per il 21 novembre. Per tutti l'accusa, sostenuta in aula dal procuratore aggiunto Pietro Forno e dal pm Antonio Sangermano, è di induzione e favoreggiamento della prostituzione di 32 ragazze maggiorenni e della minorenne Karima, in arte Ruby Rubacuori. Nel processo saranno parti civili per chiedere i danni agli imputati tre ragazze – le ex miss Ambra Battilana e Chiara Danese e la modella Imane Fadil – diventate, riempiendo verbali sui presunti festini hard a Villa San Martino, testi-chiave dell'accusa. Tutte e tre si sono presentate al settimo piano del Palazzo di Giustizia dove a sorpresa è comparsa anche Minetti, vestita con un tailleur scuro. «Sono qui perché volevo farmi vedere dal giudice», ha spiegato ai cronisti l'ex igienista dentale del premier, che prima aveva confidato anche di essere «a pezzi» e di non aver «dormito stanotte tanto ero agitata». Quando il giudice è uscito dalla camera di consiglio, la consigliera però aveva già lasciato il Tribunale. Non è servita a convincere il gup nemmeno la tesi «forte» presentata in aula dal legale dell'ex showgirl, l'avvocato Pier Maria Corso: per dimostrare l'estraneità dalle accuse ha sostenuto, da quanto si è saputo, che il premier Berlusconi non aveva bisogno del consigliere regionale come intermediario per portare le ragazze ad Arcore, perchè se ne occupava Gianpaolo Tarantini, come dimostrano le intercettazioni della Procura di Bari apparse sui giornali. Secondo l'avvocato, inoltre, anche il fatto che alcune ragazze, come Barbara Guerra e Marysthell Polanco, siano state presenti a feste sia a Palazzo Grazioli che Arcore dimostra che il «giro» era lo stesso ed era gestito da Tarantini. Poco prima anche i difensori di Fede, gli avvocati Nadia Alecci e Gaetano Pecorella, aveva presentato una istanza «a sorpresa» al gup, chiedendo la trascrizione di tutte le telefonate intercettate dalla Procura, e quindi anche degli «ascolti» mai trascritti che riguardano il premier. I pm si sono opposti «a garanzia» delle prerogative parlamentari e il giudice gli ha dato ragione, disponendo che un perito, entro 60 giorni dal 22 ottobre, trascriva tutte e solo le intercettazioni indicate dall'accusa. In più il giudice ha bocciato la richiesta delle difese di trasferire gli atti a Messina, spiegando, in sostanza, che il concorso di bellezza di Letojanni del settembre 2009 a cui partecipò Ruby (segnalato dai pm come l'inizio dell'attività di induzione alla prostituzione da parte dei 3 imputati) è stato solo un «atto prodromico», ma che il reato di favoreggiamento si è consumato a Milano. «Lo davo per scontato», è stato il commento di Fede al rinvio a giudizio. «Non avrei messo in dubbio - ha aggiunto - che il Gup si mettesse contro quella parte della procura di Milano che ha tra i suoi rappresentanti l'erede di Di Pietro, Ilda Boccassini». I suoi legali hanno sottolineato che «il giudice ha battuto due record: ha dato solo ragione ai pm e ha fissato l'udienza del processo a distanza di meno di due mesi». Di «una velocità piuttosto inusuale» hanno parlato anche i legali di Mora, Luca Giuliante e Nicola Avanzi. «Molto soddisfatte», invece, Ambra, Chiara e Imane. Le due ex miss, a chi gli chiedeva se tornerebbero mai in futuro ad Arcore, hanno risposto, quasi in coro, con un «no» secco.

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