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Udienza Ruby senza Berlusconi

Ruby

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Il processo Ruby ritorna alla ribalta al Palazzo di Giustizia di Milano. Oggi, infatti, al primo piano riprenderà il dibattimento che vede imputato Silvio Berlusconi, accusato di concussione e prostituzione minorile, mentre al settimo proseguirà l'udienza preliminare per lo stralcio a carico del direttore del Tg4 Emilio Fede, della consigliera regionale Nicole Minetti e dell'agente dei vip Lele Mora, accusati di avere organizzato le serate ad Arcore con ragazze disposte a prostituirsi. Al processo Ruby 1 la difesa del premier – dopo la bocciatura di tutte le eccezioni, tra cui quella sulla competenza funzionale con cui chiedevano il «trasloco» del procedimento al Tribunale dei Ministri – dovrebbe chiedere la sospensione del processo in attesa del verdetto della Corte Costituzionale che, a luglio, ha ammesso il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato (l'udienza davanti alla Consulta è fissata per il 7 febbraio). Al Ruby 2, invece, potrebbe arrivare la decisione del gup se rinviare a giudizio o meno Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. Il presidente del Consiglio non sarà in Tribunale perché, come hanno più volte spiegato i suoi difensori, si presenterà soltanto quando comincerà la «sfilata» dei testimoni. Se dopodomani l'istanza di bloccare il dibattimento dovesse essere bocciata, è previsto che i lavori d'aula proseguano con la richiesta delle prove. Quelle del procuratore aggiunto Ilda Boccassini (ci sarà lei in aula) che, oltre alle intercettazioni e ai tabulati telefonici, presenterà la lista dei testi: le sette ragazze, Ruby compresa, ritenute dagli inquirenti «testimoni chiave» per confermare l'ipotesi accusatoria su quanto accadeva nelle serate ad Arcore (Maria Makdoum, M.T. e Natascia, le due ex miss Piemonte Ambra e Chiara, e la modella Iman Fadil) e tutti coloro che hanno sostenuto che il premier sapeva che la marocchina era minorenne. E, poi, tutto il materiale raccolto per dimostrare la consistenza del reato di concussione contestato al capo del Governo per l'ormai nota telefonata in Questura che fece la notte tra il 27 e il 28 maggio dell'anno scorso per «liberare» Ruby. Tanti anche i testimoni – ministri e parlamentari fino al personale di servizio ad Arcore – che gli avvocati del presidente del Consiglio sono intenzionati a sentire: lo scopo, ovviamente, è ribaltare la ricostruzione dei pubblici ministeri e convincere il collegio che a Villa San Martino le serate erano «conviviali», che Berlusconi era convinto della parentela tra Ruby e Mubarak, che il suo intervento in Questura serviva per «evitare un incidente diplomatico» e i soldi dati alla giovane erano solo per aiutarla, non in cambio di sesso. Inoltre, la difesa si opporrà all'ingresso nel dibattimento delle intercettazioni, riproponendo, probabilmente, la questione degli «ascolti» indebiti da parte dei pm. Oggi davanti al gup dovrebbe presentarsi Imane Fadil, una delle 32 ragazze maggiorenni che sarebbero state indotte a prostituirsi durante le serate ad Arcore, per avanzare la richiesta di costituzione di parte civile come hanno fatto e ottenuto le due ex miss Piemonte Ambra e Chiara che saranno pure presenti. Il 7 febbraio, comunque, la Corte Costituzionale dovrà discutere il ricorso sul conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato sollevato dal Parlamento contro la Procura e il gip di Milano, nell'ambito del caso Ruby.

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