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«Ci siamo già finiti».

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Ela colpa è tutta dei Repubblicani, aggiunge in una intervista a Cnbc, che hanno affossato i piani di rilancio dell'economia che erano stati approntati dall'amministrazione Obama. «Abbiamo un indebolimento dell'economia e un conflitto di fondo sul fatto che i ricchi siano chiamati o meno a pagare più tasse per creare nuovi posti di lavoro - ha affermato - e così mantenere degli stimoli sull'economia mentre si sta risanando il bilancio». Sarebbe stata «la politica giusta», secondo Soros, filantropo di origini ungheresi, tra i 10 uomini più ricchi d'America con un patrimonio di 22 miliardi di dollari secondo Forbes, ma voce tradizionalmente liberal e quindi fuori dal coro di Wall Street, che tende ad appoggiare i Repubblicani. A questo punto secondo il finanziere spetterà agli elettori decidere chi abbia ragione: se Obama e i Democratici o se i loro rivali, i Repubblicani e la frangia oltranzista dei Tea party, che si rifiutano di far togliere i tagli alle tasse sui redditi elevati risalenti all'era Bush. Il verdetto sarà nelle elezioni presidenziali del 2012. Se gli Usa piangono l'Europa non sta meglio. Secondo il finanziere i ripetuti errori di politica economica dei paesi dell'area euro hanno creato in Europa una situazione «più pericolosa» per l'intero sistema finanziario globale di quella che si scatenò con il crack di Lehman Brothers, nel 2008.

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