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Scajola non si presenterà in Procura

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Conun atto presentato ieri dal suo difensore, Giorgio Perroni, al procuratore aggiunto Alberto Caperna ed ai sostituti Roberto Felici ed Ilaria Calò, l'ex ministro, indagato per violazione delle norme sul finanziamento dei partiti, ha formalizzato la sua intenzione di non rispondere alle domande degli inquirenti. «Il mio assistito – ha dichiarato l'avvocato Perroni illustrando i motivi del rifiuto di Scajola a presentarsi in procura – quale indagato ha il diritto di vedere gli atti, le reali parole e circostanze che lo chiamano in causa e poi valutare se rispondere ai pm. Noi riteniamo, sulla base delle notizie lette sulla stampa, che alcuni testi non abbiano detto la verità in questa storia». Sulla vicenda, culminata con la rimessione del mandato di ministro, Scajola ha sempre sostenuto di non essere mai stato a conoscenza che una parte della spesa per l'acquisto dell'immobile era stata sostenuta da Anemone. Successivamente Scajola annunciò di essere uscito dall'abitazione subito dopo aver dato le dimissioni, di esserci tornato solo in occasione di alcune trasferte a Roma e che l'appartamento era stato messo in vendita. Sulla vicenda, tuttavia, pende il rischio della prescrizione. E proprio per questo motivo gli inquirenti di piazzale Clodio avevano emesso l'invito a comparire nei confronti dell'ex ministro, al fine di interrompere la prescrizione e di portarla, attraverso tale atto, da sei a sette anni e mezzo. Nell'inchiesta giudiziaria è indagato anche Anemone ma nell'eventualità di una sua convocazione in procura potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Sul caso sono già state sentite le sorelle Barbara e Beatrice Papa, ex proprietarie dell'appartamento di via Fagutale. Entrambe hanno ribadito quanto già affermato ai pm di Perugia, titolari degli accertamenti prima del loro trasferimento per competenza nella capitale, ed in particolare di aver ricevuto, in sede di compravendita, degli assegni dall'architetto Angelo Zampolini.

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