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L'Ecofin promuove la manovra

Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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L'agenzia internazionale Moody's ha rinviato la decisione attesa per oggi sul rating del debito italiano al mese prossimo in considerazione delle crescenti «sfide economiche e finanziarie e gli sviluppi politici nell'area euro». I motivi che hanno spinto alla revisione - ricorda Moody's - sono: «le sfide di crescita legate alle debolezze strutturali macroeconomiche e al possibile aumento dei tassi di interesse nel tempo. I rischi nell'attuazione del piano di risanamento di bilancio e quelli legati al cambio delle condizioni di finanziamento dei paesi europei con alto livello di debito». Le condizioni italiane sono cambiate da quando Moody's ha messo sotto osservazione il rating italiano (il 17 giugno): è stata infatti approvata la manovra correttiva che ieri, illustrata da Tremonti a Wroclaw per il vertice dei ministri finanziari della Ue, ha incassato la promozione dell'Ecofin. «Tutti noi pensiamo che le autorità italiane abbiano fatto il possibile e approvato misure di cui siamo soddisfatti» ha detto il presidente del'Eurogruppo Juncker sottolineando che durante il vertice «non c'è stato un dibattito specifico» sulla manovra italiana. Una posizione che ricalca quella già espressa dal presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, che due giorni fa aveva parlato delle misure italiane, che puntano a raggiungere l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013, come di «un segnale di determinazione e ambizione». All'Ecofin è intervenuto in modo eccezionale il segretario del Tesoro Usa Tim Geithner che ha accusato pesantemente i leader europei di non saper gestire la crisi. «Non basta la collaborazione fra banche centrali» è l'accusa del segretario del Tesoro Usa «Quello che è molto dannoso non è solo vedere le divisioni europee nel dibattito sulle strategie, ma il conflitto continuo fra i Paesi e le banche centrali». Lo strumento per affrontare i «rischi catastrofici» legati alla Grecia e al contagio partito da Atene, è il rafforzamento del fondo salva-stati. Ma occorre anche verificare la tenuta del sistema finanziario, calcolare i rischi per l'economia mondiale e fare il punto sul contagio che dalla Grecia sta arrivando al nocciolo duro d'Europa. Parole che pesano come macigni dopo lo scontro sugli eurobond, bocciati dai tedeschi, e le drammatiche dimissioni dalla Bce di Juergen Stark, contrario agli interventi d'emergenza per Spagna e Italia. È alta la preoccupazione americana per le ripercussioni della crisi europea, con la Grecia che rischia agli occhi di Washington di diventare una nuova Lehman Brothers. Ma i bizantinismi e le alchimie politiche d'Europa, per quanto incomprensibili agli occhi di Washington, richiedono paziente diplomazia: Geithner ha comunque promesso che gli Usa faranno tutto il possibile per aiutare l'Europa a superare le sfide che l'attendono. I tempi lunghi della Ue sono inadeguati all'emergenza: prima di avere la nuova tranche di aiuti la Grecia deve aspettare il sì della troika che tornerà ad Atene per verificare le sue misure; e il rafforzamento del fondo Efsf deve essere ratificato dai parlamenti. In base alle rivelazioni del ministro delle Finanze austriaco Maria Fekter, Geithner avrebbe «rappresentato drammaticamente» la necessità di «mobilizzare più soldi per stabilizzare il settore finanziario, il settore bancario, e aumentare ad ogni costo il fondo europeo di salvataggio» sulla falsariga del fondo per poi ribadire l'opposizione degli Usa a una tassa sulle transazioni finanziarie. Esortazioni che hanno incontrato anche qualche critica: la stessa Fekter ha definito «singolare» che proprio gli Usa, con i loro problemi, «vengano a dirci cosa dobbiamo fare». Sarcastico il commento del belga Didier Reynerds: «Siamo sempre disposti a discutere con i nostri colleghi americani, mi piacerebbe sapere come intendono ridurre il loro deficit e il loro debito». Ma se Geithner chiede di fare presto con la soluzione del «caso Grecia», il presidente dell'Eurogruppo Juncker ha confermato che la Ue deciderà sulla prossima tranche di aiuti alla Grecia ad ottobre, dopo la valutazione della troika (Ue-Bce-Fmi). Slitta così il pagamento di 8 miliardi di euro, che rientra nel primo piano di salvataggio, inizialmente previsto per settembre. Gli 8 miliardi, ha detto più volte il governo greco, sono necessari dal momento che da ottobre Atene non avrà fondi sufficienti a pagare gli stipendi statali. Poi Juncker ha ribadito che «ci sono chiari segnali di rallentamento globale dell'economia». Un risultato però dal vertice c'è stato. L'Ecofin ha approvato un pacchetto di riforme sulla governance economica europea che prevede tra l'altro regole più rigorose sulle procedure per deficit eccessivo.

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